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CorSera: “Gli addi all’Inter sono una tradizione”

Un viaggio negli addii nerazzurri. Da Meazza fino ad Eto’o passando per Ronaldo, Ibra, Mourinho, Leonardo. Amori da favola finiti come quello che nelle prossime ore vedrà l’attaccante camerunese partire per la Russia.  Leonardo che...

Eva A. Provenzano

Un viaggio negli addii nerazzurri. Da Meazza fino ad Eto'o passando per Ronaldo, Ibra, Mourinho, Leonardo. Amori da favola finiti come quello che nelle prossime ore vedrà l'attaccante camerunese partire per la Russia. 

Leonardo che aveva dichiarato di voler allenare i nerazzurri perché era un sogno, di colpo diventa un dirigente e se ne va a Parigi, pure lui dagli sceicchi. Prima di lui gli interisti erano stati spiazzati, e molto di più, dall'addio di Josè Mourinho. Colui che è riuscito a far reincarnare la Grande Inter (se pur in forme e modi diversi), ci ha messo un'ora per lasciare la Beneamata: alla fine della partita vinta a Madrid contro il Bayern salì su una macchina di Florentino Perez, dopo un abbraccio pieno di lacrime a Marco Materazzi

Lacrime tristi come quelle di Ronaldo, su quella panchina dell'Olimpico il 5 maggio 2002, di fatto il suo ultimo giorno in nerazzurro. Andata a Madrid, ritorno a Milano. Sull'altra sponda, quella rossonera. 

Prisco lo accostava sempre a Giuseppe Meazza, lui che disse addio per andare al Milan con le lacrime agli occhi, dicendo: "Ho bisogno di soldi per vivere e all'Inter non avrei più spazio". 

E ci sono poi quelle partenze che hanno rattristato i ragazzini legati a Vieri, Adriano, Balotelli. Fino a quel: "Vado via perché qui non vincerò mai la Champions". Un errore per Ibrahimovic, un dolore diventato gioia per gli interisti. Via lo svedese, arriva proprio lui: Samuel Eto'o.

Il cerchio che si chiude e come sempre quando c'è di mezzo il nerazzurro non è un caso. Si riparte, senza rimpianti. Perché le passioni per chi veste una maglia passano. L'Inter resta. Ed è quella la vera tradizione.