Oggi ricorre il 5° anniversario della morte della grande bandiera nerazzurra, Giacinto Facchetti, era il 4 Settembre del 2006,infatti, quando il capitano di quella gloriosa squadra che vinse tutto ci lasciava. La Gazzetta dello Sport, nell'edizione odierna ricorda il 'Cipe' con una bella intervista rilasciata dal figlio dello stesso Facchetti, Gianfelice.
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Facchetti Jr: “L’assenza si sente. Palazzi? Non è un giudice, ma è sembrato”
Oggi ricorre il 5° anniversario della morte della grande bandiera nerazzurra, Giacinto Facchetti, era il 4 Settembre del 2006,infatti, quando il capitano di quella gloriosa squadra che vinse tutto ci lasciava. La Gazzetta dello Sport,...
Gianfelice, la bandiera di papà Giacinto sventola ancora dopo 5 anni.
"Con l’assenza ti confronti quotidianamente, ma noi siamo stati fortunati di poter vivere il suo ricordo in molti modi diversi".
Lei è diventato un po' il portavoce della famiglia
"Per un fatto contingente. Ognuno di noi, anche se siamo molto uniti e concordi sulle strade da seguire, ha vissuto la morte di papà in modopersonale. Una sorella lavorava all'estero, una era appena diventata mamma, mio fratello aveva reagito chiudendosi, mia mamma ha sempre voluto stare un passo indietro. Così mi ci sono messo io".
La morte di Giacinto è stata rapida, di quelle che si commentano con stupore: "Ma come? Era il ritratto della salute".
"È difficile analizzare quello che sta accadendo quando una malattia arriva all'improvviso e in pochi mesi ti porta via una persona cara. Però nella struttura dove si curava papà noi vedevamo tanti bambini. Papà ha avuto il tempo di esprimere tanto di sé, sul campo di gioco e nella vita familiare. Bisogna avere una visione più ampia della malattia. Scandaloso non era che avesse colpito un uomo in piena forma, di scandaloso trovavamo solo il dolore dei bambini".
Lei è un attore, impegnato anche nel carcere di Monza e all' Istituto dei Ciechi di Milano. Quanta di questa sensibilità ha ereditato da Giacinto?
"Il 50 per cento, lui era molto attento ai problemi degli emarginati. L'altra metà viene da mia madre Giovanna. Fin da piccolo, dopo la scuola, mi portava con sé dove faceva volontariato. Perché imparassi e confrontassi".
E adesso il libro.
"E' stata un'opportunità mettere nero su bianco tante pagine del rapporto con mio padre, di ciò che avevo conosciuto e di ciò che ho scoperto dopo la morte. Lo presentiamo il 13".
La canzone degli Stadio dedicata a suo padre e a Gaetano Scirea può squarciare il sipario di tensione Inter e Juve?
"Gaetano in Nazionale è stato di fatto il giocatore che ha portato avanti il modo di stare in campo di mio padre. La canzone di Gaetano Curreri è bellissima e credo che l'arte può dare un contributo dove la diplomazia fallisce. Il 18 luglio, quando si decideva dello scudetto 2006, l'ho passato sui Navigli con Riccardo, il figlio di Scirea, mettendo insieme i nostri ricordi. Splendido".
E veniamo a calciopoli. E' stato un anno durissimo per la sua famiglia.
"Con tutto il rispetto per Palazzi e per ciò che rappresenta, in uno stato di diritto un pubblico ministero formula un’accusa, un avvocato difensore la contesta, un giudice dà una sentenza. Ecco, noi non abbiamo capito il senso giuridico della vicenda. Quella di Palazzi è sembrata una sentenza. Invece era una requisitoria".
IL LIBRO: «Se no che gente saremmo», il libro di Gianfelice Facchetti (edito da Longanesi, pag. 260, 16.50 euro) sarà presentato il 13 settembre allo Spazio Oberdan di Milano (ore 18.30).
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