E’ arrivato a Milano annunciando ‘Non sono un pirla’. E Mourinho ha dimostrato di non esserlo perché ha vinto tutto, come non succedeva in casa Inter da un pezzo. Ma soprattutto (oltre a quello che è riuscito a fare con le gambe, con la testa e nel cuore degli interisti) ha rivelato le crepe mediatiche italiane. No, non era un pirla. E si era studiato a tavolino certe situazioni: sapeva il giorno prima quello che i giornali nazionali avrebbero scritto il giorno dopo. Per questo non lo hanno mai amato, per questo sono ancora tutti contro Mou che fa più notizia delle vittorie del (loro) Milan. Pure adesso che vive in Spagna.
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Il Giornale insiste: “Mou non è special ed è finito male, proprio come l’Inter”…
E’ arrivato a Milano annunciando ‘Non sono un pirla’. E Mourinho ha dimostrato di non esserlo perché ha vinto tutto, come non succedeva in casa Inter da un pezzo. Ma soprattutto (oltre a quello che è riuscito a fare con le gambe, con la...
ANALISI MEDIATICA - Ieri Mou è stato eliminato, senza perdere, dal Barcellona in semifinale in virtù di quel due a zero dell’andata ‘imperdonabile’. E questa mattina, secondo il Giornale (e chi sennò), Guardiola ha onorato il gioco, mentre il portoghese “Ha disonorato il blasone del Real. Quella partita di andata non potrà essere dimenticata nei secoli. A Madrid hanno testa e memoria molto più lunga del tifoso medio italiano”, si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano. (Se, come sembra, si sta parlando del tifoso medio interista, la memoria delle gesta di Mou è assicurato - non si perderà nei secoli, perché è leggenda).
Il commento della partita gira intorno al tecnico, a quello che ha fatto o che non ha fatto: “Non è riuscito ad essere martire, è sparito come Ronaldo nel momento della necessità. E’ rimasto in albergo. Si è collegato in viva voce con gli spogliatoi. Comunque sia non ci ha preso. Che allenatore sei, se la tua squadra si perde così facilmente? Mou quest’anno non è riuscito ad essere Special, come pensa di essere”, continua (in sintesi) il giornalista Riccardo Signori.
JOSE’ L’INTERISTA - Di Mourinho, Il Giornale non dimentica soprattutto ‘le origini’ interiste. “E’ finito malamente come l’Inter: lui ha sbagliato tutto all’andata rovinando la reputazione sua e della squadra, l’altra si è auto-flagellata a San Siro contro lo Schalke. Quasi i loro destini siano indissolubilmente uniti: come in Champions, dove ci prendono poco”. Si, è vero ci prendono poco, ma l’anno scorso l’hanno vinta. Si è vero effettivamente l’allenatore e la squadra nerazzurra sono entrambi state eliminate dalla Champions 2011, ma non si sono fermate agli ottavi. Alla fine della storia (e dell’articolo) il vate di Setubal diventa un ‘pollo che ha perso la semifinale’. (Si. è un giro di parole, ma è proprio la definizione usata).
Rimproverano al popolo nerazzurro di amarlo troppo. Come si fa a stimare uno così antipatico, uno che ha sempre la risposta pronta? Come si fa ad essere affezionati ad uno che dice sempre quello che pensa, che è egocentrico, prepotente, che vince pure quando perde? Se c’è stato uno che negli ultimi anni ha capito cosa è veramente l’Inter quello è Josè Mourinho. ‘Criticano noi e mai gli zeru tituli’, ‘Siamo soli contro tutti’, ‘Secondo voi dobbiamo vincere per forza, secondo me dobbiamo vincere perché è un sogno’, 'In Italia l’unica a non avere giornali suoi è l’Inter’, ‘Per me esiste la prostituzione intellettuale’. Non erano solo parole, era la verità. E forse, da quando Mou se n’è andato, gli interisti hanno imparato finalmente quanto quel (non) ‘pirla’ avesse ragione.
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