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Inter, Juve e Milan contro tutti per i diritti tv

Le tre grandi del calcio contro tutti. Questo è il nuovo scenario nella partita per la suddivisione dei 200 milioni di euro dei diritti tv in base ai bacini di utenza delle 20 società di A. Fino a ieri, accanto alle tre grandi storiche del...

Lorenzo Roca

Le tre grandi del calcio contro tutti. Questo è il nuovo scenario nella partita per la suddivisione dei 200 milioni di euro dei diritti tv in base ai bacini di utenza delle 20 società di A. Fino a ieri, accanto alle tre grandi storiche del nostro calcio, c’erano anche il Napoli e la Roma: adesso non più. Motivo? I risultati dei sondaggi hanno fatto capire al presidente Aurelio De Laurentiis che il sistema scelto dalle piccole non è poi così penalizzante per il suo Napoli e hanno portato la Roma ad astenersi. «Ci sono stati tuoni e fulmini sia fuori che all’interno delle stanze della Lega. Trovare un’intesa sarà difficile, non c’è apertura verso le nostre posizioni. Noi, l’Inter e il Milan siamo vicini...» ha detto Andrea Agnelli. Niente accordo, dunque. Ma solo una spaccatura che ora rischia di sconfinare dentro alle aule di tribunale, sportivo e non. La Juve non ci sta a perdere 13 milioni di euro a causa di una valutazione del peso dei tifosi lontana dalla fede per una singola maglia. E l’Inter e il Milan non vogliono nemmeno prendere in considerazione l’eventualità di dover rinunciare a circa 8 o 9 milioni di euro. «Così non si va da nessuna parte» ha detto Galliani. Ancora più drastico Paolillo «Non ci restano che le vie legali...». I giudici dell’Alta Corte presso il Coni si pronunceranno in queste ore, il tribunale civile di Milano lo farà martedì prossimo. Due sentenze che dovrebbero rafforzare le tesi delle big in vista del prossimo appuntamento in assemblea.

La legge Melandri ha come obiettivo un maggior equilibrio di forze fra chi è impegnato nella stessa competizione, ma lo stesso provvedimento, così come è interpretato dal fronte delle medio-piccole nella sezione relativa ai bacini di utenza, rischia di indebolire i club più titolati. L’idea di far pesare di più i tifosi «puri» a discapito di quelli che esultano anche per squadre considerate amiche o che si accomodano davanti alla televisione per seguire una partita senza i propri idoli in campo, è secondo le tre grandi il principio guida della legge. Un provvedimento già in forte discussione perché il punto di non rottura potrebbe trovarsi proprio nella comune volontà di rivedere a partire dal 2012 la stessa Melandri. Come? Far sparire gradualmente la percentuale legata ai bacini di utenza e dare forza al piazzamento finale in campionato.