Avete vinto la Coppa del Mondo (e in un anno cinque tituli) e vi siete svegliati stamattina in mezzo ad una bufera mediatica? Tranquilli, tutto normale: siete interisti.
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“Le polemiche nel giorno della festa? Fanno parte del dna dell’Inter…”
Avete vinto la Coppa del Mondo (e in un anno cinque tituli) e vi siete svegliati stamattina in mezzo ad una bufera mediatica? Tranquilli, tutto normale: siete interisti. Non è la prima volta che in casa Inter tutto va bene, benissimo, ma le cose...
Non è la prima volta che in casa Inter tutto va bene, benissimo, ma le cose vanno male lo stesso. Pare sia una questione di natura implicita all'essere nerazzurri.
Sul blog di ControCampo Roberto Omini ricorda: "Il terzo scudetto di Mancini maggio 2008, folgorato dall’esonero; il triplete di Mourinho, con l’annunciato addio dieci minuti dopo il delirio di Madrid; il “vaffa” di Rafa (Benitez) negli spogliatoi del dopo-Mondiale".
Vi chiedete perché? "Inutile chiederselo: perché questa è l’Inter, la sua vita, la sua avventura, la sua storia, quel perenne senso di non appagamento dei Moratti e degli interisti: era così anche negli Anni Sessanta", scrive il giornalista.
E pure Rafa Benitez si è accodato al gruppo. "E' semplicemente diventato subito interista, ha compreso quanto è sottile il velo che separa il trionfo dall’insoddisfazione, il successo dalla frustrazione. I cinque trofei nel 2010 sono un’opera -calcisticamente-unica (in Italia). Ma per gioire un interista ha bisogno di soffrire, e quando non soffre se la va a cercare: come non identificarsi in Massimo Moratti?".
Perché l'Inter è così: bella e impossibile. Spiegabile, ma (per i più) irragiungibile. 'Vincente e dannata'. Forse per questo gli interisti la amano così tanto.
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