In pienissima fase e febbre mondiale, la stampa brasiliana e, in particolare, l'autorevole quotidiano GloboEsporte, ha voluto intervistare un uomo e un giocatore che un Mondiale, nel 2006 con l'Italia, lo ha vinto da assoluto protagonista: stiamo parlando di Marco Materazzi, l'ex numero 23 nerazzurro che in quella rassegna continentale fece impazzire un paese intero grazie ai suoi gol e alle sue prestazioni al centro della difesa azzurra.
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Materazzi: “Zidane? Non solo colpa sua, ma io ho la coppa. Mou e la Champions…”
In pienissima fase e febbre mondiale, la stampa brasiliana e, in particolare, l’autorevole quotidiano GloboEsporte, ha voluto intervistare un uomo e un giocatore che un Mondiale, nel 2006 con l’Italia, lo ha vinto da assoluto...
Qui vi riportiamo gli stralci più interessanti della lunghissima intervista concessa da Matrix ai giornalisti brasiliani.
PRESENTE - “Beh, ho completato il corso di allenatore, sono allenatore e ora sto decidendo quello che voglio fare. Non è facile smettere di giocare calcio e allontanarsi da quel mondo come sto facendo, ma per me è la soluzione migliore e l'unico modo per pensare davvero, nel modo migliore, a ciò che si vuole fare. Molti giocatori non riescono a stare lontano dal campo, soffrono il distacco e perciò saltano direttamente dal campo alla panchina per intraprendere una carriera da allenatori. Ma compiere quel salto non è facile, è completamente diversa la responsabilità di un giocatore rispetto a quella di un manager che deve gestire 25 persone tutte diverse. Io ancora non so se e quando ce la farò a compiere quel salto”.
NUOVA VITA - “Cosa mi manca di più del calcio? I tifosi. Perché alla fine sono quelli che ti fanno sentire grande. E per questo non sopporto di vedere i miei colleghi arrabbiarsi per dover firmare degli autografi ai tifosi. Ho sempre pensato che senza i tifosi noi calciatori non esisteremmo. Questa è la nuda verità”.
CHAMPIONS - “Giocare la finale della Champions è stato il coronamento della mia carriera, significava che avevo vinto tutto. Il mondiale, invece, è stato il punto più alto, il migliore della carriera”
MONDIALE - “Fu il punto più alto della mia carriera anche perché fui un assoluto protagonista, è vero. Ho segnato il gol del pareggio e trasformato il rigore nella serie finale. Non mi è mancato nulla. E la cosa più bella fu quella che mi disse Gigi Riva, lui che fu un grande giocatore e una persona vicinissima a tutti noi durante quel Mondiale. Dopo la vittoria mi disse: "Marco, io scambierei tutti i gol segnati nella mia carriera per un gol nella finale mondiale". Lì capi la grandezza di quello che avevamo appena fatto. Il momento decisivo in cui abbiamo capito che potevamo farcela è stato dopo la semifinale con la Germania. E’ stata una partita difficilissima, da tutto o niente, una di quelle gare in cui si sa che se si perde si deve competere nel terzo e quarto posto ed essere i perdenti, andando a giocare quella partita che nessuno vuole giocare, poi siamo andati all'incontro con la Germania sapendo che era decisiva, volevamo vincere per arrivare in finale e alzare il trofeo".
BERLINO - “Sì, dentro di me ero sicuro che avremmo vinto. C'è sempre un certo timore, ma la cosa importante è non toccare la coppa prima della partita, perché se si tocca, non si alza la Coppa alla fine”.
ZIDANE - “Fastidio perché ricordano più la testata dei miei gol? No, in nessun modo. Perché quando vado a casa, ho la coppa lì e ricordo che ho fatto due gol e vinto il titolo. Questo è ciò che conta. Se la testata cambiò quella partita?Questo non lo possiamo sapere. Lui era un esperto nei rigori, ma magari avrebbe segnato il suo rigore e un altro avrebbe sbagliato. Lì decide più il destino che la bravura. I rigori sono una lotteria, tutti i giocatori di volta in volta possono sbagliare, non ho mai visto uno che non ne ha mai sbagliati. Se ripeterei quelle provocazioni? Se le cose si ripetessero, io probabilmente farei tutto allo stesso modo, perché non sono un robot. La colpa non è mai di una sola persona. Questo è quello che dico ai miei bambini quando litigano. In primo luogo, abbiamo bisogno di sentire la verità da entrambi i lati, poi possiamo considerare che una ha sbagliato più dell’altro, ma essendo una lotta, entrambi eravamo colpevoli. A cena con lui? Perché no? Non avrei alcun problema, ho massimo rispetto per Zidane, sia per la sua carriera sia per il lavoro che sta facendo oggi".
BRASILE 2014 - “La fortuna in certi tornei gioca un ruolo molto importante. Ma, voglio dire, che chi va a giocarsi una Coppa del Mondo senza fame, senza motivazione, è meglio che stia a casa e che rinunci a giocare a calcio. La fortuna è una componente, sicuramente, ma anche l’unione del gruppo è un fattore molto importante. Nella partita contro la Croazia, vedere Julio Cesar confortare Marcelo dopo l’autogol, incoraggiandolo a spingere per cercare la vittoria, la dice lunga sul Brasile. Il Brasile è un gruppo. In quel momento, e io ci sono passato, è più facile scoraggiarsie peggiorare le proprie prestazioni. Quello che ha fatto Marcelo non è facile e l’incoraggiamento Julio la dice lunga sul Brasile”.JULIO CESAR - “In Brasile c’è chi teme per le sue prestazioni? Posso solo dire che dopo Buffon, Julio Cesar è il migliore. Lui è allo stesso livello di Casillas, è uno dei migliori al mondo. All’Inter mi ha sempre dato un sacco di sicurezza e, come tutti i brasiliani, sa lottare molto bene contro le critiche. Dico ai brasiliani di avere fiducia in Julio, non sarà un problema”
BALOTELLI - “Se punto su di lui per l’Italia? Sì, lo faccio. Lui deve solo trovare il gol, perché non segna da un po’ di tempo, ma è tranquillo. Lui sa di poter essere al livello di Neymar, ma dovrebbe essere il Neymar dell'altra sera, un Neymar che stavo perdendo ed è torna a centrocampo per recuperare una palla che poteva portare ad un’importante occasione da gol".CATTIVA FAMA - “Sì, è vero, ma essere “ruvido” nel gioco non significa ferire l’avversario, piuttosto voglia di vincere. Non credo che Thiago Silva sia meno duro e cattivo, o meno aggressivo di quanto non fossi io, se ha davvero voglia di portare a casa i tre punti per il vostro Brasile. Quindi, se essere ruvidi e cattivi significa aver voglia di vincere, sì, sono ruvido e cattivo".MOURINHO – “Io suo vice? Se si presentasse mai l'occasione, avrò tutto l'onore di farlo. Ma ci devono essere le condizioni perché questo accada e non dipende da me. Finora, non ho avuto occasioni per allenarmi, ancora non so se lo farò, ma perché so che non è facile fare il salto da giocatore a allenatore, ma partendo da vice, perché no. Sempre più giocatori contro di lui? E’ vero, l’ho notato, ma lui è un ragazzo super intelligente e mi costa credere che un allenatore che ha raggiunto i successi che ha conseguito lui all’Inter, conquistando la simpatia di tutti i suoi giocatori ora sia improvvisamente cambiato. Lui sa che ha bisogno dell’empatia con i giocatori per vincere. Per esempio, io, con Mou, non ho quasi mai giocato e potrei anche parlare male di lui. Ma lui è sempre stato un uomo che dice le cose in faccia e questo ci ha fatto diventare amici. Ho pianto quando ha lasciato l'Inter, perché anche non giocando, mi ha insegnato veri valori e principi in questi due anni, e questo è molto importante, non conta solo giocare. Mi sono divertito e ho trascorso bei momenti in squadra e questo, per un ragazzo che sa che la sua carriera sta per finire, fa tutta la differenza.
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