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Ranieri: “Ne dicono tante sull’Inter, ma io vedo altro. Benitez? Qui non è l’Inghilterra”

Deve aggiustare l’Inter e poi le deve ridare splendore. Non è una missione facile dopo la tempesta che si è abbattuta sui colori nerazzurri. Gli hanno raccontato di una squadra logora, senza troppa voglia di vincere, incapace di seguire...

Eva A. Provenzano

Deve aggiustare l’Inter e poi le deve ridare splendore. Non è una missione facile dopo la tempesta che si è abbattuta sui colori nerazzurri. Gli hanno raccontato di una squadra logora, senza troppa voglia di vincere, incapace di seguire l’allenatore perché troppo occupata a rotolarsi sulla pancia piena di vittorie.

Claudio Ranieri però si sente come San Tommaso: ora l’Inter la può toccare, la vede da vicino, sente continuamente ripetere ai giocatori ‘ci siamo, siamo qui’ e allora scopre che quello che dicono la fuori non è quello che si vede da dentro. “Una cosa l’ho già toccata, e forse è quella che mi ha sorpreso di più: quanto sono preziosi i cosiddetti senatori, per come si muovono, per come parlano ai più giovani. Sono anzitutto un patrimonio del club”, dice in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

Ma lui non si farà problemi se un giorno capirà che per il bene della squadra uno dei ‘senatori’ dovrà restare fuori: “Se serve al bene di tutti, non mi faccio problemi neanche se sono di fronte a Dio”, spiega. A Roma ha lasciato in panchina persino Totti e De Rossi.

Il suo credo è la grinta (‘Per battermi devono passarmi sul cadavere’), con quella vuole restituire all’Inter quello che è dell’Inter, ‘tornare a far sognare’, senza limiti e senza illusioni: “Possiamo ancora vincere lo scudetto. Siamo in forte ritardo, magari non lo vinceremo, ma abbiamo il dovere di lanciarci: questa squadra finora ha vinto tutto ed è tuttora campione del mondo”, ricorda Ranieri. 

Poi passa a parlare dei singoli. Di uno Sneijder che può illuminare, di un Maicon che è un treno, di un Zarate che deve imparare cos’è la continuità, che come Alvarez e Coutinho sa fare cose da lasciare sbalorditi e se forse gli si concede un altro po’ di tempo potranno dimostrare di valere molto. Anche Forlan ne ha bisogno per dimostrare il suo valore. 

Alla storia dell’età troppo avanzata dei suoi non ci crede proprio ('C'è chi ha una media più alta'), al mercato guarda con un certo distacco, prima di gennaio bisogna intanto raddrizzare la media punti con gli uomini che si hanno. Uomini che devono scendere in campo sapendo che per la loro maglia devono dare tutto. E in allenamento ‘poca palestra e molto lavoro con la palla: perché i muscoli e il cervello fanno quel lavoro lì, non quello delle macchine'. 

Sa che per riportare la squadra sui suoi livelli non potrà prescindere dalla storia del passato, quella in cui Mourinho è stato indiscutibilmente Mourinho. E al collega Rafa Benitez – che forse non l’aveva capito e che gli ha suggerito anche di non dar retta a Moratti risponde: “Probabilmente pensava che in Italia le cose andassero come nel calcio inglese dove i proprietari dei club si vedono una volta ogni morte di Papa". 

E’ pronto al prossimo derby d’Italia. “29 scudetti? Il coperchio che sta sopra a tutta questa pentola va chiuso, perché più mescoli il contenuto e più fa odore. Sono stato dall'altra parte della barricata e so che Inter-Juve è una partita speciale”. Stavolta la vedrà con occhi nerazzurri e sarà tutta un'altra cosa.