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Repubblica: «Pazzini, l’uomo in saldo invernale»

Uno splendido articolo di Gabriele Romagnoli su Repubblica di oggi evidenzia i curiosi trascorsi di Giampaolo pazzini, nuovo ariete nerazzurro. «Era l’inverno del 2005, nella sala della conferenza stampa c’erano un paio di cronisti,...

Lorenzo Roca

Uno splendido articolo di Gabriele Romagnoli su Repubblica di oggi evidenzia i curiosi trascorsi di Giampaolo pazzini, nuovo ariete nerazzurro. «Era l'inverno del 2005, nella sala della conferenza stampa c'erano un paio di cronisti, il resto aveva preferito rimanere fuori, in attesa della vera notizia. Dentro, la Fiorentina presentava Giampaolo Pazzini, giovane attaccante acquistato dall'Atalanta, toscano, figlio e fratello di calciatori, da sempre tifoso viola. Disse, come tutti (solo che nel suo caso era vero): "Con questa maglia si realizza un sogno". Poi fu lui a fare una domanda: "Ma è vero che sta arrivando Bojinov?". Gli rispose un trambusto all'esterno, anche i due giornalisti rimasti per lui uscirono. Li seguì. Era in effetti arrivato Bojinov, il suo tempo era scaduto, il suo spazio era finito. Pazzini, che credeva di essere sbarcato in paradiso, precipitò nel girone delle promesse mancate, dove si guarda giocare un altro. Riemerse con due anni di purgatorio sampdoriano e solo domenica pomeriggio, in maniera definitiva, è uscito a riveder le stelle. È sbucato dal tunnel di San Siro accanto a Eto'o e Milito, li ha oscurati, si è preso i riflettori, gli applausi e, finalmente, lo spazio a centro area di una squadra che è stata e può tornare grande. "Meglio di un sogno", ha detto dopo. Pazzini è una strana specie di pianta: sboccia a gennaio. È in quel mese freddo che qualcuno, va al mercatino in cerca di un'idea ravvivante e ce lo trova, curiosamente in saldo. Successe la stessa cosa due anni fa. A Firenze non aveva sfondato. Quando si era creato uno spiraglio, dopo Toni e prima di Gilardino, non era riuscito a infilarsi. Poi si era immalinconito all'ombra di Mutu e, perfino a quella (che proprio un'ombra era) di Vieri. Si fece avanti la Sampdoria offrendo nove milioni di euro in tre anni (di fatto ha finito di pagarlo quando l'ha rivenduto) più Bonazzoli. Per chi è pratico di matematica applicata al calcio la somma fa: nove milioni di euro. Pazzini fece i bagagli. Lasciò un biglietto per l'allenatore Prandelli: "Ci rivedremo". Si sono rivisti. Pazzini gli correva incontro dopo il gol del 2 a 0 segnato alla Fiorentina. La telecamera zoomò, la bocca tra le dita a V con cui celebra le marcature sillabava un insulto. Era un giocatore ri-nato. All'Inter: gol. Un nuovo gennaio: ri-sboccia Pazzini. Comprato all'ultimo, manco era sulla lista della spesa, il centravanti che l'anno scorso regalò lo scudetto all'Inter (doppietta alla Roma capolista) le è stato quasi regalato. Dodici milioni (in 5 anni) più Biabiany. Sempre per la matematica applicata la calcio la somma fa: 12 milioni. In estate Garrone, come un banditore da mercato, urlava: "Non lo do nemmeno per 100!". Dopo l'uscita dalla Champions: "Non lo do per 50!". L'ha dato per 12. Da non crederci. Uno prende un giocatore sfiorito, lo rigenera, lo manda in nazionale e lo rivende ricavandoci appena tre milioni (più Biabiany meno Bonazzoli, che fa sempre zero). Da non crederci proprio. Di sicuro ci ha guadagnato lui, il Pazzo. Andava a pescare in riviera con Palombo, ora va a caccia in area con Eto'o. Lo scudetto? "Non scherziamo, lo vince l'Inter, con i campioni che ha". Ecco, ora deve incarnarsi nella profezia che si autoavvera. Gli eroi di maggio sono stanchi, tocca al principe che venne dai saldi».