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Sconcerti: “Benitez e l’Inter hanno sconfitto l’apatia”

L’Inter e la crisi scongiurata. Questa mattina Mario Sconcerti, editorialista del Corriere della Sera, parla della Beneamata e della ‘domenica perfetta’. “L’Inter è l’unica a vincere tra quelle del suo giro. Il...

Eva A. Provenzano

L'Inter e la crisi scongiurata. Questa mattina Mario Sconcerti, editorialista del Corriere della Sera, parla della Beneamata e della 'domenica perfetta'.

"L'Inter è l'unica a vincere tra quelle del suo giro. Il successo è largo, il gioco forte e confuso, ma serve a dire che la squadra non è in liquidazione, la stessa conferma che era arrivata dalla partita di Champions. È anche la conferma che molto spazio è stato mangiato dagli infortuni, resta solo il dubbio sul conto di chi vadano messi. L'impressione è che Benitez stia mettendo la testa fuori dalla tempesta con le chiavi della squadra ancora in mano", scrive il noto giornalista.

Ma l'emergenza non  è ancora finita. "La squadra di ieri era un bisogno, non un'idea. È cambiato lo spirito della squadra. Questo è merito indubbiamente suo, come era sua responsabilità l'apatia di una settimana fa. Difficile dire se la crisi sia alle spalle. Più facile dire che l'Inter resta comunque molto alle spalle del Milan. Ma è un campionato improprio. Sembra un calcio che ha perso l'orientamento", dice ancora Sconcerti.

Il giornalista fa un punto sul campionato: "La Lazio nel 2000, campionato a 18 squadre, vinse a 72 punti ma vinse. Non avere un riferimento non significa debolezza, significa equilibrio. È solo che in genere siamo abituati ai superlativi. Il Milan continua ad avere qualcosa in più, un assetto di squadra più duro, più solido, meno convenzionale. A Genova meritava di vincere. Non esserci riuscito è una colpa. Si fanno molti complimenti alla formula dei tre mediani dando tutti per scontato che dovrà finire. Qui sta il mistero di Allegri. Il suo Milan è un Milan che andrà inventato molte volte durante la stagione. È bella la Juve, solida come la Samp di un anno fa, ma ugualmente senza qualità definitiva. È la più operaia fra le sei di testa - conclude - ma è anche la più costruita per rincorrere. Tramonta la Roma che, secondo Ranieri, doveva ancora difendersi dall'euforia facile di una città bambina. Temo fosse lui a non aver capito Roma...".