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Sconcerti: “Un errore dare la squadra a Figo o Zenga. Se l’Inter ritrova il cuore…”

Ci sono nell’Inter più certezze da escludere che proposte da fare. Sarebbe un errore dare la squadra a Figo perché vorrebbe dire darla in mano ai giocatori. Mentre sono i giocatori quelli che in questo momento rappresentano il lato debole....

Alessandro De Felice

Ci sono nell'Inter più certezze da escludere che proposte da fare. Sarebbe un errore dare la squadra a Figo perché vorrebbe dire darla in mano ai giocatori. Mentre sono i giocatori quelli che in questo momento rappresentano il lato debole. Sarebbe un errore anche Zenga, aumenterebbe la confusione allontanando la calma che serve a ricominciare. Darebbe al massimo illusioni che non servono. Ranieri non è Cesare ma è un buon generale. Se né lui né Gasperini riescono a dar vita alla squadra, la responsabilità è della squadra e di chi l'ha voluta così. L'Inter deve risolvere adesso un problema che da un paio di stagioni affronta in maniera incerta: vuole ancora spendere da Inter? Personalmente non lo considero un dovere, arrivano sempre dei limiti. È un dovere però dirselo chiaramente. Rifondare una squadra con i soldi ha un senso, rispettare un fair play finanziario eventuale ne ha un altro in una squadra che da tempo andava rinnovata. Si è rinnovato in effetti cedendo, ma non acquistando all'altezza.

C'è però adesso una domanda ancora più urgente: può una squadra alla deriva in campionato trovare vita in Champions? La risposta è sì, ma nella misura in cui l'avversario lo consente. Il Marsiglia è una squadra di mezzo, più fisica che tecnica, sesta in campionato, però quadrata, abbastanza italiana nello sfondo. Non c'è un favorito, i francesi si illudono di avere un avversario ferito quasi come ci illudiamo noi. Ancora una volta toccherà ai giocatori. L'Inter non è più squadra, i suoi attaccanti non rientrano, i centrocampisti sono fermi, i difensori sono vecchi, gli attaccanti non straordinari. Pensare che tocchi al tecnico trasformare una coda in un convoglio, vuol dire credere che Mourinho non sia un'eccezione ma la normalità. La differenza non arriverà da un ordine, né da un'idea. Può arrivare da un vecchio orgoglio individuale deciso a vivere una notte di più. Un lampo dentro la routine, il piacere finale di se stessi, nulla di più. Ma può accadere.