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Severgnini: «Quando San Siro diventa San Zero»

Sul Corriere della Sera di oggi l’acuta penna dello scrittore di fede nerazzurra Beppe Severgnini analizza il momento no calcistico delle due squadre milanesi: «Incredibile! Inter e Milan non vincono in casa da ben sette partite....

Lorenzo Roca

Sul Corriere della Sera di oggi l'acuta penna dello scrittore di fede nerazzurra Beppe Severgnini analizza il momento no calcistico delle due squadre milanesi: «Incredibile! Inter e Milan non vincono in casa da ben sette partite. Disastroso! Domenica hanno perso malamente contro due formazioni minori bianconere, permettendo a una terza di prendere il volo in classifica. Tragico! L’autostima di Milano è scesa sotto i tacchi. Capite perché il calcio, nonostante schifezze & scommesse, funziona? Perché fornisce infinite occasioni di discussione e dibattito, analisi e ambizione, rimorso e rimpianto, qualcosa di cui parlare mentre fuori piove, e fa buio presto. Consideriamo l’alternativa: discutere del fiero pasto consumato da tanti pubblici amministratori, bravi a tagliare i servizi e a servirsi delle note spese. Meglio analizzare le passeggiatine di Alvarez e i saltelli di Abbiati: almeno mettono di buon umore (i tifosi dell’altra squadra). Davanti all’improvvisa goffaggine calcistica, Milano scuota la testa collettiva: un modo per guardare di qua e di là, evitando di fissare troppo a lungo la realtà politica ed economica. È questa, ripeto, la forza del calcio. Non più un’arma di distrazione di massa, ma un modesto psicofarmaco, di quelli che provocano, a rotazione, euforia e malinconia. In questo momento siamo nella seconda fase del ciclo. Milano è meno emotiva di Roma o Napoli; è sportivamente civile (interisti e milanisti si sfottono, non si odiano); ed è calcisticamente viziata, considerati gli scudetti e le coppe arrivate in città. Periodi come questo sono una novità e generano interesse. È come se, nella Settimana della Moda, le modelle assumessero un’espressione gioiosa: la cosa non passerebbe inosservata. Certo, a Milano vorremmo vincere. Ma l’accidia autunnale ha un suo fascino, come la prima nebbia e i funghi».