in evidenza

Suarez è certo: lo scudetto sarà  nuovamente nerazzurro

Luisito Suarez, in una lunga intervista per il Giornale, parla dell’Inter e delle sue reali chance di vincere questo scudetto in rimonta e si sofferma ad analizzare anche quei cambiamenti che sono occorsi a migliorare una rosa ed una...

Alessandro De Felice

Luisito Suarez, in una lunga intervista per il Giornale, parla dell'Inter e delle sue reali chance di vincere questo scudetto in rimonta e si sofferma ad analizzare anche quei cambiamenti che sono occorsi a migliorare una rosa ed una mentalità già vincente.

"Sono sicuro che l'Inter vincerà lo scudetto;Perché i periodacci capitano a tutti. Milan, Napoli e compagnia lo stanno passando. L’Inter lo ha già superato: all’inizio, tra infortuni e nervosismi. Ora si sono messi finalmente a giocare, i giocatori sonostati recuperati el’Inter ha la rosa in assoluto più forte e competitiva. Ora sono più squadra, li vedo sacrificarsi uno per l’altro in campo. E se Milito riprende a segnare con un minimo di continuità... La differenza con i primi mesi è grande: sembravano appagati"

Ovvio è il paragone con la Grande Inter , che vinse lo scudetto del 1971 solo dopo aver esonerato Heriberto Herrera sostituendolo con Invernizzi:

"Io non c’ero quell’anno, perché Heriberto mi aveva fatto mandare via in estate... A fine campionato, Heriberto va da Fraizzoli e gli dice: Corso e Suarez non possono giocare insieme. Allora il presidente mi chiama e mi riferisce. E io rispondo: se è così faccia come crede, ma è naturale che vada via io, che ho 35 anni, e non Mario, che allora ne aveva 29. E aggiunsi: meno male che Heriberto è arrivato solo quest’anno, sennò chissà che sfracelli... In fondo, io e Mario, insieme, abbiamo vinto tutto...".

Poi come successo con Benitez, fu a squadra a chiedere l'esonero di Herrera

 "Heriberto era un tipo davvero esagerato: chiedeva di eseguire movimenti e azioni con esasperazione. Io, ogni tanto, mi lasciavo andare alla mia abitudine, ovvero al passaggio in profondità, ed erano guai: niente, la palla doveva passare all’ala, eppoi tornava indietro, era tutto schematizzato e ripetitivo. Troppo! La squadra non legava col tecnico, soffriva. E quando c’è stata la Liberazione ha tirato fuori tutte le qualità che aveva dentro. E ha detto: adesso vi facciamo vedere noi".