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Zanetti: “Inter, amore a prima vista. Mi sento un po’ italiano. Ho una certezza…”

Lunga intervista di Javier Zanetti al sito della Fifa. Il Capitano ha parlato di tutto: presente, passato e futuro Sei in Italia dal 1995. Una parte di te è diventata italiana? “Credo di so. Quando giochi nella stessa città e nella stessa...

Daniele Mari

Lunga intervista di Javier Zanetti al sito della Fifa. Il Capitano ha parlato di tutto: presente, passato e futuro

Sei in Italia dal 1995. Una parte di te è diventata italiana?

"Credo di so. Quando giochi nella stessa città e nella stessa squadra per così tanto tempo, ti identifichi con tutto. Il club mi ha trattato alla grande da subito e mi ha fatto sentire a casa molto velocemente. Non ho dimenticato le mie radici ma dopo tanti anni qui una parte di me è italiana".

Quanto spesso torni a Buenos Aires?

"Ci passo sempre le vacanze per andare a trovare amici e parenti. Lavoro con la mia fondazione, "Pupi", che aiuta i bambini sfortunati nelle zone più povere di Buenos Aires. Mi piace sempre tornare a casa".

La tua famiglia e i tuoi amici vogliono che tu torni lì definitivamente?

"No, sanno che mi trovo bene a Milano e così anche la mia famiglia. Sanno anche quanto significhino per me la città e il club, per questo sono felici per me".

Nell'Inter ci sono sempre stati tanti argentini. Sono diventati anche amici nel frattempo oltre che compagni?

"Sì, ma non solo gli argentini. Per esempio Zamorano è il padrino di mia figlia ed è cileno. Cordoba è il padrino di mio figlio ed è colombiano. Non ho limitazioni in questo senso".

Cos'hanno in comune italiani e argentini?

"Sono simili, non ci sono dubbi. In passato molti italiani sono emigrati in Argentina e ora noi argentini, e nel mio caso noi calciatori, stiamo tornando in Italia. Cerchiamo sempre di mantenere la nostra identità".

Cosa ricordi del tuo passaggio all'Inter dal Banfield?

"E' stata una sfida importante. Avevo 21 anni e avevo molto da imparare e da scoprire. Arrivare in una città come Milano da ragazzo è una sfida grossa. Tutte le esperienze che ho avuto mi hanno aiutato a crescere e maturare, sia sul campo che nella vita privata. L'Inter mi ha sempre aiutato ed è sempre stato dalla mia parte. E' stata una decisione molto importante, guardandola ora, e posso certamente dire che è stata la scelta giusta. Sono stati 20 anni molto intensi. Sono ancora orgoglioso di far parte di questo fantastico club. L'Inter mi ha dato tutto".Con l'Inter è amore eterno?

"Decisamente. Sono sentimenti sinceri per questo fantastico club, per la famiglia Moratti e per i tifosi. E' stato amore a prima vista e questo sentimento è cresciuto giorno dopo giorno, settimana dopo settimana e anno dopo anno. Il rispetto che mi hanno mostrato significa molto per me".

Tua moglie Paula non è gelosa?

"No, tutto il contrario. E' diventata interista e sa che l'Inter è e sarà una parte importante delle nostre vite".

Avete tre bambini. Con loro sei esemplare e deciso come sul campo?

"Certo. Do sempre tutto per i miei figli. Passo con loro tutto il tempo che posso, ne ho bisogno e mi fa enormemente piacere. Mi piace stare con i miei ragazzi".

E' vero che ti sei allenato anche nel giorno del tuo matrimonio?

"Sì, è vero. Ci siamo sposati il 23 dicembre 1999 e per le vacanze di Natale c'è sempre un programma da seguire per restare in forma. Per quello mi sono andato ad allenare anche subito dopo il matrimonio".

E' questo livello di disciplina che ti ha reso una leggenda?

"E' solo il mio modo di fare le cose, fa parte del mio carattere e della mia cultura del lavoro. Ho vissuto e lavorato in base a questi principi, da quando ho deciso di fare il calciatore.

Quell'ovazione contro il Livorno che cosa ha significato per te?

E' stata unica. Mi batteva il cuore e avevo la pelle d'oca dopo quell'ovazione. Mi hanno fatto un bellissimo regalo i tifosi e sarò sempre loro grato per questo. Quando mi sono fatto male volevo solo scendere in campo un'ultima volta a San Siro. L'ho fatto e sono felice e grato ai tifosi per il loro appoggio".

Anche i tifosi avversari ti rispettano. Questo è un grande segno no?

"E' commovente e mi rende orgoglioso. Il calcio è uno sport fantastico e può unire le persone nonostante le rivalità. Al di là dei titoli, come calciatore non c'è onore più grande che essere rispettato e applaudito anche dai tifosi avversari".

Pensi che la tua storia d'amore con l'Inter continuerà?

"Vorrei restare a far parte di questa grande famiglia anche dopo il ritiro. Una cosa è certa: voglio servire ed essere utile all'Inter, sempre"

Da dove viene il soprannome Pupi?

"Da un tecnico argentino che allenava anche mio fratello. Da quel momento tutti mi chiamano Pupi".

Non ti senti vecchio?

"No, mi sento ancora giovane. E' una cosa che ognuno deve sentire internamente. Qualunque sia la tua età, dipende sempre da come la gestisci. Se sei soddisfatto di te stesso, è più facile rendere sempre al massimo".