Nell'intervista che Javier Zanetti ha rilasciato a Gianfelice Facchetti c'è una parte dedicata alla Pupi, la Fondazione che il capitano dell'Inter ha istituito insieme a sua moglie Paula per aiutare i bambini argentini e le loro famiglie in difficoltà. Ecco quanto l'argentino ha raccontato:
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Zanetti: “La Fondazione Pupi? Vi racconto tutto…”
Nell’intervista che Javier Zanetti ha rilasciato a Gianfelice Facchetti c’è una parte dedicata alla Pupi, la Fondazione che il capitano dell’Inter ha istituito insieme a sua moglie Paula per aiutare i bambini argentini e le loro...
Javier, com’è nata l’idea della “Fundacion Pupi”?
"Io e Paula ci pensavamo da un po'. Volevamo aiutare i bambini della città in cui siamo nati. Quando nel 2001 l’economia argentina è crollata, ci siamo resi conto che bisognava fare qualcosa di concreto per i bambini che vivevano in condizioni di povertà estreme e ci sentivamo impotenti. A quel punto abbiamo cominciato a fare i nostri primi passi, con l’aiuto dei genitori di miamoglie e di qualche amico".
Qual era la cosa più urgente da fare all’inizio?
"Volevamo dare a quei bambini un’alternativa ad una quotidianità infelice. Li portavamo all’asilo o a scuola, a mezzogiorno li andavamoa prendere per accompagnarli alla Fondazione dove ci prendevamo cura del loro tempo libero: volley, basket, musica, nuoto... e calcio. Dopo la merenda, li riportavamo a casa".
Quanti erano i bambini?
«All’inizio solo 39, oggi seguiamo più di mille persone tra piccoli e famiglie e non lo avremmo mai immaginato fino a dieci anni fa".
Di cosa si occupa la Fondazione?
"Andiamo nelle Favelas e insieme agli assistenti sociali seguiamo casi ad alto rischio come bambini che hanno in carcere i genitori o che sono stati abbandonati, o quelli che già a cinque anni sono costretti a spacciare la droga. La cosa più difficile è capire chi necessita di più aiuto".
Chi sono i vostri sostenitori?
"Abbiamo evitato l'aiuto delle istituzioni, sapevamo che tutto poteva essere in salita, ma abbiamo evitato intrusioni nel progetto per opportunismo. Il grazie più grande dobbiamo dirlo ai tifosi che contribuiscono a far crescere questo sogno: è incredibile la loro fiducia".
Quanto tempo riesci a dedicare alla Fondazione?
"Ci vado almeno due volte all’anno: a Natale e quando finisce il campionato".
C’è un episodio particolare che ti piace ricordare per ciò che siete riusciti a fare?
"Due sono gli episodi che ricordo di più. La storia di una bambina che non poteva camminare: le abbiamo regalato un carrellino per potersi muovere, quando ha iniziato a camminare è stata una grande emozione. Poi c'è la storia di un ragazzo che veniva da noi già a sei anni, una volta cresciuto si è messo a lavorare insieme a noi come volontario".
Gli obiettivi futuri della Fondazione?
"Vogliamo continuare a crescere per aiutare questi bambini, non basta mai, ce ne sarà sempre almeno uno per cui fare qualcosa. L’emergenza in Argentina non è finita".
In questa storia bella tua moglie Paula ha giocato un ruolo fondamentale...
"Paula è il motore della Fondazione. È lei che tiene i contatti e che si occupa di tutto il necessario per andare avanti. Dalla burocrazia ai container di vestiti e giocattoli, siamo nelle sue mani".
Come hai conosciuto tua moglie?
"Eravamo giovanissimi: lei aveva 14 anni, io ne avevo 19. Paula giocava a pallacanestro, io ero al mio primo anno da professionista nel Talleres, una squadra di cui suo papà era dirigente. Prima ho fatto amicizia con suo fratello maggiore. Diciamo che l’ho presa un po’ alla larga, ma alla fine il 19 novembre saranno vent’anni che stiamo insieme. Nel '95, quando sono arrivato in Italia, lei veniva a trovarmi quando poteva e poi nel '99 ci siamo sposati".
I vostri bambini hanno già vissuto da vicino la realtà “Pupi”?
"Si, la conoscono, ci sono stati tante volte. Abbiamo cercato di far capire loro che sono più fortunati di tanti altri bambini della loro età. A volte mia figlia Sol, pensando a queste cose, mette da parte i suoi giochi".
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