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L'Inter si gioca il jolly
—Se ci fosse una graduatoria delle sconfitte indolori questa sarebbe sul podio, perché l’Inter resta abbastanza comoda sulle poltroncine del G8 della nuova Champions, grazie al cammino fatto fin qui. I nerazzurri avevano un jolly da giocarsi e l’hanno fatto nella partita più dura delle ultime tre: quattro punti con Sparta Praga e Monaco dovrebbero bastare per la qualificazione aritmetica, e se invece saranno sei, l’Inter può ancora puntare ad arrivare tra le prime quattro, per garantirsi due partite in meno a febbraio e anche un abbinamento — solo sulla carta — più morbido.
Solidità difensiva
—Nessuno era mai riuscito a non subire gol in Champions per le prime sei partite consecutive (il primato assoluto è invece dell’Arsenal 2006 con 10) e l’Inter si ferma a un passo dal record dopo una partita lucida nella propria area, ma senza capacità di creare davvero una proposta offensiva: questa volta Inzaghi — definito dalla tv Zdf come il «genio che crea il caos» — non riesce mai ad accendere le luminarie nella metà campo avversaria, per merito del gioco intenso e avvolgente del Bayer, ma anche per una certa indolenza dei suoi, con solo 4 titolari in campo della seconda stella, scelte obbligate in difesa e la necessità di distribuire le fatiche per non avere rallentamenti in una fase cruciale del campionato: gioie e dolori (relativi) del turnover.
L'analisi della gara
—Dall’anno scorso con Xabi Alonso la squadra dell’azienda di aspirine poi fa girare la testa a quasi tutti e l’impatto con la BayArena è tosto anche per l’Inter: dopo 3’ una girata secca di Tella, indisturbato in area su cross da destra di Tapsoba, finisce sulla traversa, accendendo tutte le spie sul cruscotto nerazzurro. Senza prime punte l’attacco tedesco non dà riferimenti per stanare i tre centrali interisti, che però non cascano nella trappola, aiutati dai due esterni, ma anche da Zielinski e Frattesi in copertura. L’Inter è un corpo unico che toglie la profondità agli attacchi con mestiere e prova a uscire dalla metà campo per prendere un po’ d’aria.
Thuram e Taremi però sono troppo leggeri negli ultimi trenta metri e quando attacca il Leverkusen il pericolo si percepisce di più. Sommer para su Grimaldo, mentre Bisseck, Darmian e Frattesi chiudono gli spifferi più fastidiosi. Qualche spunto di Taremi per accendere le ripartenze non basta a Inzaghi per far avanzare la sua squadra, troppo schiacciata e compassata (il possesso è 60-40). L’ingresso di Dimarco, Lautaro e Barella non aumenta né il ritmo né la verticalità, ma a parte un tiro da brividi di Frimpong, indotto all’errore da Bastoni, il peggio sembra passato. Non è così, perché Wirtz ha ancora forza per un cross da sinistra, deviato da Darmian. Grimaldo la rimette in mezzo da destra e Mukiele ha il tempo di prendere la mira: fa male, anche se resta solo un graffio”, si legge.
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