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Cerruti: “De Boer non diventi Zeman. Ecco per cosa lo elogio ma non è un caso se…”

Il tecnico olandese ha cambiato radicalmente il modo di giocare dell'Inter, con risultati alterni

Daniele Mari

Alberto Cerruti ha risposto sulla Gazzetta dello Sport ad un messaggio di un tifoso interista, che si diceva entusiasta anche dopo la sconfitta contro la Roma per il gioco espresso dalla nuova Inter di Frank De Boer: "Evviva gli ottimisti a oltranza come questo appassionato interista, soddisfatto anche dopo la sconfitta contro la Roma. E’ vero che De Boer ha bisogno di tempo, come tutti gli allenatori nuovi, e nel suo caso a maggior ragione, essendo arrivato in un Paese che non conosceva soltanto l’8 agosto. Aspettiamo la fine della stagione, quindi, per dire se la scelta della società di puntare su di lui è stata giusta, oppure sbagliata come la data in cui è stato chiamato al posto di Mancini. Per adesso, senza passare da un eccesso all’altro, dalla prevenzione nei confronti di un tecnico straniero catapultato in una nuova realtà, all’esaltazione per il rappresentante di una scuola calcistica che ama lo spettacolo, si possono sottolineare pregi e difetti di De Boer emersi fin qui.

GLI ELOGI - "De Boer va elogiato in primo luogo per il meritato successo sulla Juve, che ha esaltato i tifosi. La ricerca del bel gioco fa parte del suo dna ed è un altro elemento a favore di De Boer, come il terzo indizio suggerito dal signor Delmonte relativo all’impiego dei giovani, da Gnoukouri (per la verità già lanciato da Mancini) a Miangue. A tutto ciò aggiungo la serietà di De Boer, dimostrata anche dall’impegno con cui sta studiando l’italiano, al contrario di Thohir, la sua calma dopo le prime violente critiche e la disciplina con cui ha punito, per motivi diversi, prima Brozovic e poi Kondogbia".

GLI ERRORI - "Il tempo, però, dovrà aiutarlo a correggere gli errori commessi fin qui. Se l’Inter, malgrado il successo sulla Juve, è già a -7 dai bianconeri viene il sospetto che quell’impresa rappresenti l’eccezione e non l’inizio di una nuova regola. E infatti due sconfitte su sette gare in campionato e due su due in Europa League suscitano dubbi da sciogliere al più presto. Può sembrare un dettaglio, ma sono convinto che il recupero di Beppe Baresi, che guarda caso Mourinho volle con sé, o di un altro interista come aiutante in panchina, servirebbe più dei tanti assistenti stranieri che circondano De Boer e come lui non conoscono il campionato italiano. Ma soprattutto, onde evitare di diventare un nuovo Zeman, il tecnico olandese deve trovare in fretta l’equilibrio tattico, fin qui pericolosamente mancato come si è visto a Roma, a costo di fare scelte coraggiose e dolorose. A parte Icardi unico punto fermo, individualmente Candreva, Joao Mario, Banega e Perisic non si discutono, ma non possono giocare tutti insieme, lasciando soltanto Medel in copertura. Non può essere un caso che otto volte, su nove gare ufficiali, l’Inter sia andata in svantaggio, per un approccio mentale e/o tattico sbagliato. Non possono essere un caso nemmeno le due figuracce in Europa, per le scelte azzardate di De Boer che ha stravolto la squadra. E ciò è grave, perché l’Inter dovrebbe puntare a vincere l’Europa League, che tra l’altro consente di entrare in Champions, senza smettere di inseguire il terzo posto, comunque tutt’altro che scontato. Questa sì che sarebbe la vera rivoluzione di De Boer, visto che nessuna squadra italiana ha mai vinto l’Europa League."

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