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Abatantuono: “Inter, presidente in Cina ma ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi…”

L'attore ha parlato del calcio moderno e ha preso come esempio la proprietà dell'Inter

Andrea Della Sala

Intervistato dal Corriere della Sera, il tifoso del Milan Diego Abatantuono ha parlato del calcio moderno e dell'evoluzione che ha avuto negli ultimi anni:

«Di colpo i presidenti diventano imprenditori».

È grave?

«No, magari fanno contenta una città, ma ci guadagnano anche loro, va bene. Almeno, ci sono delle facce: uno può dire mi piace Preziosi, mi piace Pozzo. Poi ci sono imprenditori che sottraggono tempo ai loro affari, come De Laurentiis, che ha preso Ancelotti, si capisce che ci tiene; c’è Cairo, c’è la Juventus, c’è l’Inter, che anche se ha un presidente che sta in Cina ha preso Marotta e un allenatore tra i più bravi. Ma se il Milan viene acquistato da un fondo... non è una persona, è una banca. Quelli che ci lavorano, da Gazidis a Maldini, sono tutte brave persone, però lavorano per qualcuno che non c’è, una banca non ha un cuore, ha dei conti. Poi un giorno salta fuori: ah, meno male che ci hanno squalificato dalle Coppe...».

Lei ci è rimasto male

«Leggere che bello siamo fuori dalle Coppe, oh bene che diamo via il portiere, oh bene che diamo via Cutrone. Ma come? Non è bello per niente. Io sono tifoso e ci rimango male. È chiaro che resto milanista, se giocano Milan-Atalanta tengo per il Milan, ma di fronte non ho più il Milan che conosco io»

Mentre il Milan in mano a un fondo è l’ultima evoluzione del calcio-business

«Non ho mai visto uno con le bandiere in banca, in banca vai con le cambiali, con gli assegni. Se sono una banca devo fare gli interessi degli azionisti. Ma guadagnarci e fare il bene della squadra non è detto vadano in parallelo. Soprattutto non puoi dirmi: meno male che vendo Cutrone. La gente fa finta di aver capito. Il fair play finanziario per esempio…».

Un meccanismo perverso…

«Si capisce solo che quando vogliono fanno quello che vogliono. Se ho cinque giocatori del vivaio, li scambio a un valore altissimo con altri di una squadra che ha anche lei bisogno...».

Si chiamano plusvalenze

«Si vede che va bene così, potevo star zitto, ma io parlo per i tifosi. Io vorrei vedere gente che la domenica piange perché ha perso, non perché sono venuti in pochi allo stadio».

Con chi ce l’ha?

«Con nessuno, è il meccanismo che è esasperato, è una bolla che rischia di scoppiare. Prenda le maglie: il tifoso deve vedere la sua squadra vestita come al Carnevale di Venezia o al Palio di Siena perché spera che entreranno più soldi. Che si divideranno altri».

Anche i tifosi al bar ormai parlano di plusvalenze, ammortamenti, bilanci…

«Parlano in prima persona: “Se ci danno 50 milioni, ne possiamo spendere solo 20, ci restano…” ma a te non resta niente, non te li danno a te i soldi. Mi dessero un prosciutto crudo... Se prima vedo un giocatore e mi diverto e poi lo danno via e ci sono in banca 30 milioni in più, io cosa faccio? Io mica vado in banca, voglio andare allo stadio. Noi al Milan abbiamo avuto un presidente che aveva tifo, possibilità, voglia di vincere, anche interessi personali, e tutto è combaciato. Adesso si parla solo di bilanci. Prenda la Roma».

Prendiamola

«Se fossi della Roma non sarei tanto contento, sono passati 20 giocatori tra i migliori del mondo e li hanno ceduti tutti. Cosa fa un tifoso della Roma? Guarda i bilanci? Prima c’era l’album delle figurine adesso compro quello dei bilanci?». 

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