ultimora

Agnelli: “Juve senza italiani? Impossibile. Montero il numero uno, sulla sudditanza…”

Il presidente dei bianconeri si è soffermato in una lunga intervista sulla situazione del calcio italiano e anche sul futuro del club

Andrea Della Sala

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, è stato intervistato da Sky Sport. Queste alcune delle sue dichiarazioni:

Altre società italiane meno virtuose della Juventus ricevono capitali dalla Cina o, a quanto sembra, anche dall’Indonesia. L’Italia, però, non sembra essere il Paese per eccellenza nel quale si fanno affari.

"Uno opera nel contesto e noi abbiamo delle limitazioni che sono normative di regolamenti. La nostra sede è a Torino, giochiamo nel Campionato Italiano, non possiamo pensare di andare a giocare in un altro Campionato. Quindi, non abbiamo una vera e propria libertà di scelta, noi sappiamo che in questo contesto, in questo mercato, dobbiamo operare, dobbiamo porci degli obiettivi che siano raggiungibili. Questo è stato fatto dal primo anno della mia gestione. Non voglio scomodare le gestioni precedenti, dove abbiamo grandissimi esempi molto virtuosi e anche un po’ meno virtuosi. Quando penso agli ultimi sei anni, quelli che sono stati approvati triennali sono sempre stati rispettati. Quindi, uno deve porsi degli obiettivi  che siano raggiungibili per la realtà in cui opera. La vera domanda è come fare a non perdere ulteriore terreno dalle grandi realtà europee. Questa diventerà una sfida estremamente importante nei prossimi 3/5 anni".

Ha mai pensato che la Juventus possa avere un’ossatura di giocatori non italiani?

"No. Noi crediamo sia fondamentale mantenere quella base di 7-8-9 giocatori italiani perché, al di là dell’identità, sono quei giocatori che percepiscono le reazioni della gente e che veramente capiscono cosa significhi vincere, pareggiare o perdere".

Molta gente è convinta che la Juventus sia in qualche modo abituata ad avere il vantaggio della sudditanza di arbitri e delle istituzioni. Quanto le pesa e quanto le sembra corretto?

"I cliché uno non li cambierà più. Se poi uno parla con i miei della parte sportiva, è tutto stravolto. Fa parte della tradizione. Non mi scoccia e non mi da fastidio. Fa parte di quelli che sono i nickname o i soprannomi".

Non pensa che sia anche un po’ inevitabile una sudditanza?

"Chi vince. Lo stesso valeva per il Milan dove ha giocato Costacurta. Si diceva la stessa cosa. Se sento quello che diciamo nel nostro spogliatoio, sembra che sia sempre tutto contro di noi".

Il suo giocatore preferito?

"Montero. Numero uno Montero".

(Sky Sport)