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Asta per i diritti tv deserta: ora la serie A è preoccupata. Per il triennio 2018/2021…

Tutto da rifare. L’asta per i diritti tv della Serie A del triennio 2018-21, relativa alle dirette del campionato sul territorio domestico, è andata quasi deserta

Riccardo Fusato

Tutto da rifare. L’asta per i diritti tv della Serie A del triennio 2018-21, relativa alle dirette del campionato sul territorio domestico, è andata quasi deserta. Così la Lega ha deciso di non assegnare nulla e di rinviare la vendita ai prossimi mesi. Quando? Dopo l’estate, una volta che le nubi sul mercato italiano – almeno questa è la speranza dei club – si saranno diradate. «Tanto abbiamo tempo fino a novembre-dicembre, sei mesi prima dell’inizio del nuovo ciclo», ha spiegato ieri Carlo Tavecchio, commissario della Lega, alla fine di un’assemblea lampo in cui all’unanimità le società del massimo torneo hanno votato per il rinvio. D’altronde il valore complessivo delle offerte presentate era poco più della metà di quanto ci si aspettava di incassare dal bando domestico.  Le uniche buste portavano la firma di Sky e di Perform ma solo su un pacchetto è stata superata la base d’asta. Sky ha offerto 230 milioni a stagione (minimo richiesto 200) per il pacchetto principale del satellite, quello comune alle altre piattaforme con le partite di 8 squadre tra cui le big Juve, Inter, Milan e Napoli. Per avere tutto il campionato il colosso di Murdoch avrebbe dovuto sborsare altri 400 milioni sul pacchetto D, quello aperto a tutte le piattaforme con 12 squadre in esclusiva tra cui Roma, Fiorentina, Lazio, Torino, ma la sua offerta si è fermata a 210 milioni.  Mediaset ha disertato la competizione, dopo aver presentato un esposto all’Antitrust in cui chiedeva di rifare un bando «che abbatte ogni reale concorrenza e penalizza gran parte dei tifosi costretti ad aderire obbligatoriamente a un’unica offerta commerciale». L’Authority ha respinto la richiesta ma l’effetto ottenuto è stato lo stesso, anche perché non si è fatta vedere nemmeno Telecom, potenzialmente interessata a sfruttare la leva dei diritti calcistici per aggredire il business della banda larga («i campioni nazionali hanno deluso, lascia perplessi che Telecom abbia snobbato il prodotto pay per eccellenza», la frecciata di Luigi De Siervo, a.d. di Infront Italy). L’obiettivo per il 2018-21 resta quello prefissato da Infront: 1,4 miliardi tutto incluso. Ma la realtà del nostro Paese non può lasciare tranquilli. La Serie A è quella che è, a preoccupare è soprattutto la debolezza di un mercato dei media che nel nostro Paese ha vissuto il crollo di Mediaset Premium (384 milioni il rosso nel bilancio 2016) e la sostanziale fine del duopolio con Sky combattuto a colpi di investimenti sul calcio.

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