Roberto Baggio presidente del Settore tecnico; Gianni Rivera, presidente del settore scolastico; Arrigo Sacchi, responsabile delle nazionali giovanili e coordinatore delle Under. Ci voleva il tonfo del Mondiale sudafricano, con l'eliminazione dell'Italia di Lippi già nella prima fase, perchè‚ la Federcalcio varasse una svolta epocale: per la prima volta in cabina di regia entrano non solo uomini 'di campò, ma veri e propri simboli. I primi due i terreni di gioco li hanno impreziositi con una carriera degna del numero 10 che indossavano; il terzo la storia del calcio italiano l'ha fatta dalla panchina, ma non per questo meno emozionante. Con il neo ct Cesare Prandelli formano un quartetto cresciuto a 'pane e pallonè, le basi di un'azzurro che vuole tornare a vincere. Baggio, Rivera e Sacchi: tre icone del calcio tricolore all'estero. La fantasia al potere, espressa da figure a loro modo controcorrente. Il campione di Caldogno (Pallone d'Oro nel 1993) pur avendo vestito con lo stesso orgoglio le maglie di club blasonati e di provincia (o forse proprio per questo) non è mai stato accostato dai tifosi ad un colore in particolare. Ma per tutti è rimasto il «Divin Codino», anche se l'avvocato Agnelli lo ribattezzò impietosamente 'coniglio bagnatò, quando la Nazionale del '94 - allenata proprio da Sacchi - arrancava nella prima fase del Mondiale. Madre natura, mentre gli regalava un talento straordinario, decideva di forgiarlo con la sofferenza dei tanti infortuni. Lui, di nuovo, reagì seguendo una strada non conformista: la fede buddista. Gianni Rivera, il Pallone d'Oro l'ha vinto pure lui, nel 1969, primo italiano a meritarsi l'ambito trofeo. Ed anche lui ha avuto i suoi soprannomi. 'Abatinò il più famoso di tutti, affibiatogli da Gianni Brera per il tono di voce sommesso e l'aria da seminarista degli esordi. Ma presto divenne il 'golden boy', uno dei più grandi numeri 10 di sempre. Nato ad Alessandria, Rivera ha scritto molte pagine della storia del Milan (dal 1960 al '79, con tre scudetti, due Coppe Campioni, due Coppa delle coppe e un'Intercontinentale). In Nazionale ebbe più fortuna di Baggio (terzo nel Mondiale '90 e sconfitto in finale in quello del '94), vincendo l'Europeo nel '68, mentre nel '70 arrivò il ko con il Brasile in Messico dopo quel gol storico in ItaliaGermaniaquattroatre. Dopo il ritiro, la vicepresidenza del Milan fino al 1986. Poi la carriera in politica, con i primi passi nella Dc ed il seggio nel Parlamento europeo del 2005. Arrigo Sacchi, al contrario, del calcio giocato è stato un dilettante. Ma in tutto il resto s'è sempre applicato da professionista. Altrimenti come avrebbe potuto dall'azienda di calzature del padre, arrivare alla direzione tecnica del Real Madrid, partendo dalla natia Fusignano? Tra gli inizi nelle giovanili del Cesena ed i trionfi con il Milan che macinava Coppe dei Campioni, gli ingredienti del credo di Sacchi sono sempre gli stessi: ripartenze, pressing, squadra corta, intensità, gregari importanti come i campioni, la squadra, convivere con lo stress e ...la 'cultura della sconfittà, perch‚ la vittoria deve sempre accompagnarsi al bel gioco e bisogna saper accettare «che ci può essere chi ha lavorato meglio di noi». Nel suo albo d'oro anche la citata finale Mondiale con l'Italia: ma gli albi d'oro di Sacchi raccontano solo una piccola parte della storia di un tecnico che più d'ogni altro ha cambiato il calcio negli ultimi decenni. E che ora ci riprova, insieme a due talenti che al pallone hanno dato del tu.
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BAGGIO-RIVERA-SACCHI: UN TRIS D’ASSI PER RIFONDARE LA FEDERCALCIO
Roberto Baggio presidente del Settore tecnico; Gianni Rivera, presidente del settore scolastico; Arrigo Sacchi, responsabile delle nazionali giovanili e coordinatore delle Under. Ci voleva il tonfo del Mondiale sudafricano, con...
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