Beppe Baresi è l'ospite dell'ultima puntata di Memorabilia su Inter Channel: "C'è un po' di nostalgia, ho trascorso tanti anni all'Inter sia da giocatore che poi in panchina. Con mio fratello ho condiviso molto, lo stadio, la città ma non i colori (ride, ndr). Mi ricordo il momento in cui ci scambiavamo i gagliardetti prima di una partita, era una grande emozione. Quando scendevamo in campo da avversari, non ci sentivamo più fratelli. Tutti e due volevamo fare il massimo per la nostra squadra. Quando ho iniziato io c'erano tanti italiani, per un giovane era più semplice arrivare in prima squadra. Nella mia prima Inter, dove giocavano Oriali, Muraro, Marini, Bordon e altri campioni, era più semplice emergere. Tutti loro provenivano dal settore giovanile, mi aiutarono molto nell'inserimento all'interno della squadra". Il tuo primo scudetto del 1979-80, dove l'Inter riuscì a rimanere in testa dalla prima all'ultima giornata: "Abbiamo fatto un grande campionato, siamo riusciti a rimanere davanti a tutte le altre squadre. Avevamo dei grandi giocatori, una difesa granitica e in attacco il duo Altobelli e Muraro che risolvevano ogni partita. Anche in Coppa dei Campioni abbiamo fatto una grande cavalcata, siamo usciti contro il Real Madrid in un doppio confronto molto combattuto".
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Baresi: “Triplete indimenticabile, cavalcata incredibile. La differenza fra Mourinho e Trapattoni…”
Beppe Baresi è l’ospite dell’ultima puntata di Memorabilia su Inter Channel: “C’è un po’ di nostalgia, ho trascorso tanti anni all’Inter sia da giocatore che poi in panchina. Con mio fratello ho condiviso...
La Coppa Uefa del 1991? Ricordo della partite molto entusiasmanti in quella competizione. Abbiamo vinto in finale contro la Roma. Detto questo, non ho giocato la gara di ritorno dato che mi ero rotto la clavicola. Era una squadra perfettamente costruita, eravamo davvero travolgenti. I 'tre stranieri' - Diaz, Brehme e Matthaüs - dimostrarono di essere dei campioni eccelsi, facevano la differenza". Il settore giovanile, cosa cambia tra i tuoi tempi e oggi: "Sono due generazioni completamente diverse, forse oggi c'è un po' più di superficialità. I ragazzi spesso si approcciano al settore giovanile come se fosse scontato arrivare a grandi livelli. Determinanti sono le qualità mentali per fare un passaggio importante dal settore giovanile alla prima squadra. Matthaüs penso che sia stato quello che mi ha dimostrato di più la sua determinazione. Sul campo era determinante, un vero e proprio trascinatore. Mourinho e Trapattoni? Sono parte di due generazioni differenti ma qualche similitudine c'è. Trapattoni era molto bravo a gestire al squadra, ti dava la possibilità di dare il massimo. José aveva una grande forza mentale, era molto intelligente. Dal primo giorno che l'ho conosciuto, il suo obiettivo era quello di raggiungere determinati risultati. Riusciva a tenere sulla corda tutti quanti, sia il mondo esterno che la squadra. I primi due giocatori che riprese durante la prima gara furono Zanetti e Ibrahimovic, per lui tutti erano uguali".
"Mourinho? Quelle due stagioni rimarranno per sempre nella mia bacheca personale. Il "Triplete" è stato indimenticabile, fu una cavalcata incredibile. José era bravo a capire le partite, azzeccava sempre i cambi anticipando gli avversari. Ci fu una grande rivoluzione tra il primo e il secondo anno. Con Ibrahimovic era una squadra completamente diversa. Nella stagione del "Triplete" invece furono determinanti il primo derby vinto 4-0 e la gara di ritorno con il Chelsea, vinta per 1-0 a Stamford Bridge. Balotelli? All'inizio era un ragazzo molto umile, poi si è fatto prendere dalla troppa notorietà. Probabilmente è stato stravolto da tutto questo parlare di lui, è stato distratto dall'obiettivo primario di giocare a calcio.
L'Italia? Ho disputato gli europei del 1980, il mundialito del 1981 in Uruguay e i mondiali del 1982 e del 1986. Nel mio ultimo anno arrivò Orrico, era un allenatore che non aveva mai guidato una squadra importante. Non giocai molto in quell'annata e lui non riuscì a gestire nel modo giusto alcuni giocatori. Dopo aver finito all'Inter andai al Modena. Trascorsi li due anni in Serie B, ho un grande ricordo di quella città e di tutto l'ambiente".
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