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Bergomi: “Simoni tecnico pratico e uomo buono, Coppa Uefa soddisfazione-top. Sull’esonero…”

Il ricordo dell'ex difensore e capitano dell'Inter dell'allenatore nerazzurro della stagione 1997/1998

Alessandro De Felice

Nell'Inter 1997/1998 targata Gigi Simoni Beppe Bergomi rappresentava uno dei pilastri della squadra. L'ex difensore e capitano in quella stagione, ha ricordato l'ex tecnico nerazzurro, scomparso nella giornata di ieri, in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Quell’Inter era fatta apposta per lui, per il suo gioco pratico, essenziale. Avevamo un attaccante, Ronaldo, che quando andava in progressione non lo fermavi più e Gigi si preoccupava di creargli spazi adatti a queste qualità. Quindi squadra raccolta, compatta, e lanci rapidi".

Simoni viene colto dalle telecamere mentre invade il campo gridando «Si vergogni, si vergogni» sul muso di Ceccarini. Lui sempre pacato...

"Era la partita scudetto... si può comprendere la veemenza di quelle proteste: per noi interisti l’arbitro aveva ignorato un rigore solare su Ronaldo.... È vero, quella scena fece il giro delle tv: Gigi non aveva mai urlato prima di quel giorno e dopo quel giorno non urlerà mai più. Era un signore, una persona di indole buona. Un grande uomo. E quel campionato avrebbe meritato di portarlo a casa".

Perso lo scudetto, vi rifaceste in Coppa Uefa.

"E credo che Parigi abbia rappresentato per lui la parte culminante di una carriera che pure gli ha visto vincere diversi campionati. Ma una Coppa Uefa in un derby d’Italia è stata certamente la soddisfazione-top. Non eravamo uno squadrone ma c’erano giocatori assai bravi come Djorkaeff e Zamorano, Moriero e Zanetti, Simeone e Winter, Cauet e Ze Elias piazzato davanti alla difesa".

Un uomo mite, buono, in mezzo a giocatori di forte personalità: come se la cavava?

"Ricordo il discorsetto iniziale nel quale disse che ci considerava tutti sullo stesso piano, giovani e vecchi. Tutti tranne Ronaldo: lui abitava al piano di sopra e del resto era davvero un giocatore straordinario".

Non c’era una rosa formato large: lo aiutava, forse.

"Simoni, però, aveva coinvolto l’intera squadra, ci sentivamo tutti importanti. E sulle rotazioni spesso ci azzeccava. Facendo a volte scelte dolorose ma sempre con onestà e trasparenza. Quando arrivò all’Inter, Colonnese mi disse che era un sergente di ferro e che non bisognava farsi ingannare dai suoi modi gentili. Però questo aspetto caratteriale non l’abbiamo mai visto".

Nella stagione seguente, arriva la doccia fredda: esonero a sorpresa nel giorno in cui è a ritirare la «Panchina d’oro».

"Il presidente Moratti invitò quattro o cinque di noi a casa sua. C’era Ronaldo, c’era Pagliuca... E insomma Moratti ci spiegò il suo punto vista: “Guardate che lo faccio per voi, per farvi giocare meglio”. Era convinto che con Lucescu l’Inter sarebbe stata più manovriera e spettacolare. Noi eravamo reduci dal 3-1 sul Real Madrid in Coppa e avevamo battuto la Salernitana solo in extremis, è vero, ma a causa della stanchezza . Provammo a difendere Gigi, niente da fare...".

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