FC Inter 1908
I migliori video scelti dal nostro canale

ultimora

Berti: “Tottenham forte, ma l’Inter in Champions se la gioca. Mi rivedo in Nainggolan”

Il doppio ex della gara presenta la sfida di questa sera

Fabio Alampi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Nicola Berti ha presentato la sfida di questa sera tra Inter e Tottenham. Lui che, da doppio ex, conosce bene le due squadre: "Ormai all'Inter ero solo un uomo spogliatoio, sulla panchina c'era l'impronta del mio sedere. Per tirarmi su restavano i numeri che faceva Ronaldo: saltavo in piedi ogni volta, e giù capocciate contro la tettoia".

La storia è nota: Jurgen la chiama, «Vieni a giocare qui», lei va da Bergomi, «Zio, senti come mi batte il cuore», e poi?

"Poi Moratti mi dice: «Vai, l'importante è che tu sia felice»".

E lei fu felice?

"Per sei mesi molto. Prima che mi imponessero il 4 per vendere maglie avevo il numero 35: lo adoravo. I tifosi mi chiamavano Gorgeous, magnifico, perché ero simpatico, forte e facevo impazzire tutte, ehm, tutti. Altri ritmi, a quei tempi: in tre settimane ero già a posto, al settanta per cento facevo la mia figura. Allora in Inghilterra era un calcio più disordinato, perfetto per me: giocavo alla Pirlo e in più contrastavo anche, in cinque mesi 3 gol e 4 assist".

Però gli allenatori...

"Con Christian Gross andò tutto bene. Pensi che una sera, vigilia di partita senza ritiro come usava lì, sono in un ristorante di Chelsea per una festa spettacolare e me lo vedo sbucare davanti: non aveva una bellissima faccia. “Sa, mister, è il compleanno della mia fidanzata...”. “Ah, che piacere: me la presenti?”. Prendo per il fianco un'amica a caso, le spiego una cosa al volo, “Eccola”. E lui: “Complimenti”".

Quelli che vennero dopo di lui invece non fecero complimenti a metterla da parte.

"Pleat mi tolse dopo 75' di Southampton-Tottenham, avevo anche preso una traversa. Gli dissi "Ho bisogno di minuti per entrare in forma", un'ora dopo mi venne a prendere al bar dello stadio dove stavo bevendo una birra con i giornalisti: "Hai bisogno di correre? Vai con le riserve". E lì mi lasciò per sempre Graham, arrivato dopo di lui. Non amava gli stranieri: io, poi Tramezzani, alla fine pure Ginola. Preferiva una squadra con i suoi inglesetti".

Pochettino non si fa grossi problemi con gli stranieri, invece.

«Sì, però lui ha l'unico centravanti inglese che riesce a piacermi: Kane è forte fisicamente, corre, appoggia, tira, ha testa in tutti i sensi e ignoranza in senso buono. Non lo tiri mai giù, un po' mi ricorda Ibrahimovic: tecnicamente inferiore, ma più uomo squadra. Non è nel suo momento migliore: speriamo duri un altro po'".

Resta lui l'uomo da temere?

"Lui e tutti quelli davanti. La mia radiografia del Tottenham: difesa perforabile, centrocampo buono, Dembélé molto buono e attacco di fenomeni".

Dunque?

"Dunque ce la giochiamo. Anzi, dico di più: Tottenham più esperto, perché negli ultimi anni la Champions l'hanno fatta loro, e Inter leggermente più forte. E dico ancora di più: potrebbe essere un'Inter nata per essere più forte in Champions che in campionato".

Il sorteggio non aiuta questa sua «visione».

"Il calendario però sì: bella la prima in casa che quasi ti costringe a vincere, tutta adrenalina. Se esiste un buon calendario, questo lo è".

Per la qualificazione: Inter o Tottenham?

"Possibile. Ma può cascarci dentro anche il Barcellona".

Motivi per essere fiduciosi, nonostante il campionato choc?

"Sono almeno quattro. Uno: è metà settembre, la condizione e dunque il ritmo migliorano anche da una partita all'altra. Due: la crescita dei croati, anche grazie al Mondiale, ci può dare più internazionalità. Tre: finora Spalletti, che per un bel po' non ha avuto a disposizione Nainggolan, non si è sentito del tutto "libero", ma secondo me ha in ballo altre soluzioni tattiche. Compresa la difesa a tre, certo. Chi non ci penserebbe, con quei tre là dietro? Quattro: quelle soluzioni può alternarle anche in corsa, perché ha molti giocatori che chiamerei universali".

Un po' com'era lei: un interista di oggi che le ricorda Berti?

"Gagliardini è troppo ordinato... Nainggolan, per forza: un po' di pazzia ci vuole. Io ero ancora più matto, più disordinato, lui ha più tecnica ed è, diciamo così, più metodico, nella libertà che Spalletti gli dà, anzi gli deve dare. Io invece la libertà me la prendevo".

Che cosa le piace di Nainggolan?

"Che non tira mai indietro il piede, e questo penso piacerà anche ai tifosi. E pure che non si chiude in casa a guardare la tv: è giusto avere un contatto con la città e con i tifosi, godersi Milano, ovviamente quando si può. Un bar, un ristorante, una volta ogni tanto una discoteca: oggi non esiste quasi più l'incontrare la gente che tifa con te, e invece è importante".

E un interista da fischiare come fischiavano Berti?

"È un po' dura arrivare dopo specialisti come me e Materazzi, ma dico Icardi: lui in realtà secondo me non riesce a risultare antipatico, neanche agli altri, ma se comincia a segnare tanto tanto...".

tutte le notizie di