Venti cucuzze, euro più, euro meno. Mica bruscolini. Hernanes, nazionale brasiliano con i controfiocchi, passa all’Inter di Erick Thohir: i tifosi sono contenti, la piazza si tranquillizza, ci si spella le mani per fare i complimenti all’indonesiano pieno di grano e buone intenzioni. Ora, detto che il centrocampista è sicuramente tra i dieci giocatori più forti dell’attuale serie A, non possiamo fare a meno di sottolineare l’incoerenza del nuovo presidente dell’Inter. Avevamo capito che i nerazzurri non potevano comprare se prima non vendevano, che in ogni caso il bilancio tra acquisti e cessioni avrebbe dovuto sfiorare lo zero, che il giocatore-tipo da inserire nella rosa doveva avere massimo 25 anni e una carriera in ascesa, che il suo ingaggio non doveva superare il tetto massimo di 2,5 milioni di euro, che Mazzarri aveva chiesto espressamente un attaccante per dare una mano a Palacio, che - soprattutto - giocatori dal cartellino troppo caro non avrebbero più fatto parte del progetto Inter.
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Biasin (Libero): “Venti milioni per un 29enne sono un insulto alla logica…”
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Ebbene, a Milano arriva un fior di giocatore che spazza via due mesi di dichiarazioni e buone intenzioni indonesiane. L’acquisto di Hernanes ricorda quelli del primo Moratti, fatti per accontentare la piazza più che il mister, e dimostrano che quanto a strategie il nuovo patron deve ancora far chiarezza con se stesso e con l’ambiente. In un mese di trattative e ribaltoni, l’Inter ha provato a prendere Vucinic, ha messo sul piatto Guarin, s’è rimangiata la parola, ha fatto un tentativo per Nani, un pensierino pure per Osvaldo, ha preso D’Ambrosio e infine s’è placata. Una gran confusione che ha partorito l’incontro di mercato più grottesco degli ultimi anni: il pivellino Thohir che tratta con lo squalo Lotito. E ne esce con le ossa rotte. Venti milioni sono un’enormità. Per dire: la Juve ha pagato Tevez nove milioni, il Milan ha preso Essien a zero. Il calcio italiano in crisi nera si meraviglia di fronte a questo «affare» che apre le porte a due ipotesi. 1) Thohir è talmente pieno di quattrini da poter fare quello che gli pare (ma allora non si spiegano i mesi passati a spergiurare che «non saranno fatte spese folli, prima bisogna risanare il bilancio, abbiamo in testa un piano triennale»). 2) Thohir s’è fatto prendere dall’ansia, dal terrore di essere contestato, ha capito strada facendo che la serie A non è il campionato americano dove i tifosi applaudono anche se arrivi ultimo. Probabile sia andata così, probabile anche che Erick stia rimuginando su quel che è successo e forse si sia pentito di essersi buttato nel delirio del calcio italiano. Ma questo lo scopriremo presto: tra sei mesi il mercato riapre e trattasi di quello «serio», dove non basta stare a Milano una manciata di giorni per salvare le apparenze. Spiegatelo a Thohir. Lotito - per dire - lo sa già.
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