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Biasin: “Stramazzati. Cambiasso simbolo del flop Inter…”

Quando perdi a casa tua e in fin dei conti meritavi di pareggiare significa che: 1) Sei sfortunato. 2) Ti manca carattere. 3) Hai giocato contro un’avversaria più matura che sa come portare a casa la vittoria senza strafare. Nel caso...

Francesco Parrone

Quando perdi a casa tua e in fin dei conti meritavi di pareggiare significa che: 1) Sei sfortunato. 2) Ti manca carattere. 3) Hai giocato contro un’avversaria più matura che sa come portare a casa la vittoria senza strafare. Nel caso dell’Inter la verità è ancora più amara: i nerazzurri non sono ancora una squadra. Nella parzialissima classifica del 2013 i ragazzi di Stramaccionisarebbero mestamente al 12° posto con 12 punti fatti in 10 partite (per capirci, il Palermo ne ha fatti 9 con una gara in più).

La cosa non sembra preoccupare più di tanto patron Moratti che pensa positivo e conferma la fiducia al tecnico: «L’Inter ha giocato bene e c’era un rigore su Cassano. È un pò la solita cosa del primo tempo... Nel secondo è stata una partita molto bella, certamente il pareggio sarebbe stato più adatto. Peccato...». Si comporta da buon padre, il patron, ma in cuor suo sa che il terzo posto a questo punto è pura utopia, soprattutto perché i cugini viaggiano che è un piacere.

La faccenda è tutta lì: da una parte c’è una squadra, il Milan, che a novembre pareva un’accozzaglia di bidoniper la differenziata ed è diventata una corazzata (merito di Allegri). Dall’altra, l’Inter, a novembre batteva la Juve e si candidava per lo scudetto e un girone dopo ha perso tutte le certezze (demerito di Strama e - perché no - anche degli infortuni). Se ad aprile è ancora impossibile pensare a un 11 titolare significa che mancano le basi, se Alvarez dopo due anni di disastri ha ancora la possibilità di giocare titolare in un match così importante significa che la rosa è ancora poco consistente, se per recuperare dall’1-2 inserisci Rocchi, se il migliore è l’ultimo arrivato Kovacic, se - soprattutto - una colonna dello spogliatoio come Cambiasso perde completamente la brocca e si fa cacciare sul triplice fischio per fallaccio su Giovinco (minimo tre turni di squalifica dopo una carriera esemplare: 277 partite senza alcun rosso) allora significa che la serenità del gruppo è solo apparente.

L’Inter ieri meritava di pareggiare ma sarebbe servito apoco. A otto turni dalla fine del torneo (nove col recupero di Genova)il rischio è che la squadra vada alla deriva, oppure che chiuda il campionato in maniera dignitosa e riesca a vincere la Coppa ItaliaStrama non trema e crede nella riconferma: «Non meritavamo di perdere ma rispettiamo il verdetto del campo. Episodidubbi? Non parlo di arbitri». Cambiasso dal canto suo ha immediatamente capito di aver fatto una sciocchezza: si è scusatosul campo e anche negli spogliatoi. «Spero che Giovinco riesca a recuperare, non ho niente contro di lui, anche in campo mister Conte ha capito che non c’era alcuna mia volontà di far male».

Già, Conte. Quest’anno il mister bianconero ha imprecato, si è arrabbiato, ogni tanto ha pure esagerato: il gesto di ieri è da 10 e lode in pagella. La forza dei vincenti? Saper perdonare all’istante.