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Bordon: “L’Inter con Conte può aprire un ciclo. Handanovic? Avercene. Vorrei…”

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Le parole dell'ex portiere nerazzurro: "Se Handanovic non avrà problemi fisici, credo possa continuare a buoni livelli per almeno altre due stagioni"

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Ivano Bordon, ex portiere dell'Inter, ai microfoni di Tuttosport. Il tema principalmente affrontato, ovviamente, è stato il momento di Samir Handanovic.

Bordon, fra due presenze di Handanovic passerà dal secondo al terzo posto fra i portieri nerazzurri di sempre. Dispiaciuto?

«Altroché! Sono contento che mi raggiunga un portiere che mi piace, che stimo e che, al di là delle critiche esagerate che a volte gli vengono rivolte, dà grandi soddisfazioni ai tifosi interisti da anni. Il portiere è un ruolo diverso, l'errore può capitare come a un attaccante, ma viene rimarcato maggiormente, si va a cercare il pelo nell’uovo. Ma avercene di Handanovic».

Va detto, però, che soprattutto nella prima metà della stagione, si era visto poco il vero Handanovic.

«Qualche errore lo ha commesso, è vero, ma ci sono due categorie di portieri: quelli fortunati e quelli no. I fortunati sono quelli che fanno uno sbaglio, ma la squadra vince e chi se lo ricorda più. Diciamo che Handanovic a volte non è stato fortunato... Però va sottolineato che non ha avuto lunghi periodi di scarsa forma, si è trattato per lo più di episodi qua e là. Lui è un portiere che porta punti».

Se dovesse indicare tre doti che rendono Handanovic unico?

«La tranquillità, il tempo di reazione che è ancora buono e il senso della posizione. Però mi piace anche evidenziare la sicurezza che dà ai compagni».

Merito anche della crescita nel gioco con i piedi.

«Da quando è arrivato Spalletti ha migliorato in modo evidente la gestione del pallone. Si è adatto molto bene al nuovo modo di impostare la gara dal basso e i compagni sanno che, se in difficoltà, possono rifugiarsi da lui. Handanovic è freddo, non si fa prendere dalla frenesia e il rinvio a casaccio è l’ultima delle soluzioni. Ha imparato a distribuire il pallone e in questo lo ha aiutato anche il lavoro di Conte: ci sono sempre tre, quattro compagni pronti a ricevere il passaggio».

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Domani Handanovic la raggiunge a 382 presenze. Lei però aveva nel curriculum due scudetti: possiamo dire che questo traguardo sia ormai vicino anche per Samir?

«Penso che lo scudetto sia ormai a portata di mano. L'Inter con Conte ha avuto un cambio di mentalità. La squadra vive la gara in maniera diversa, con un altro spirito. Secondo me questa Inter può aprire un ciclo».

Se sarà scudetto, sarà meritato?

«Sì, l’Inter ha dimostrato di essere una squadra forte. L'eliminazione dalla Champions è stato un brutto colpo, ma ha spinto tutti a dare di più in campionato. L'Inter ha saputo gestire i momenti delle partite e della stagione, ha capito come giocare per far emergere i propri punti di forza».

Conte dopo i primi mesi discontinui è stato bravo a cambiare atteggiamento tattico e poi a rilanciare Eriksen. Per fare strada in Europa, quale dovrà essere il prossimo step?

«Credo che la Champions abbia dimostrato che per vincere servono giocatori di qualità, ma anche di grande forze fisica. L'Inter dovrà trovare i rinforzi giusti».

Tornando ad Handanovic, cosa gli augura adesso? Magari di prolungare il contratto e puntare al record di Zenga (473 presenze)?

«Intanto spero che batta il record di imbattibilità all'Inter, magari già in questo campionato: io nel '79-80, quando vincemmo lo scudetto, non presi gol per 686 minuti. Sarebbe bello fosse ancora lui, dopo quarant'anni, a superarmi. Per il resto, credo sia una valutazione che dovranno fare lui e la società. Se Handanovic non avrà problemi fisici, credo possa continuare a buoni livelli per almeno altre due stagioni. Dovrà essere lui, magari durante l'anno prossimo, a capire se rinnovare o smettere. Poi dipenderà dalla società. Oggi, che sia corretto o meno, c'è la moda di avere un secondo portiere all'altezza del primo. All'Inter finora non hanno seguito quella strada, puntando sempre su Handanovic, e io sono d'accordo: per me c'è il titolare e la riserva, perché il portiere è un ruolo particolare, psicologico, dove conta più la testa del fisico. Meglio dare serenità a chi gioca, però il calcio è cambiato e tutto può capitare. Però il portiere non ha bisogno di fare turnover o riposare, può aver bisogno di staccare la spina se in difficoltà, ma quella è una considerazione che può fare più facilmente il suo preparatore».

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