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Burdisso: “Adriano metteva paura! Fortunato a vivere l’Inter: solo grazie a loro ho…”

Nicolas Burdisso è il protagonista de Il Signori del Calcio. Intervistato da Giorgio Porrà, il difensore ha parlato anche dell’Inter. Queste le sue parole:  “Adriano il più forte, ma troppo ‘buono’? Ho conosciuto un...

Simona Castellano

Nicolas Burdisso è il protagonista de Il Signori del Calcio. Intervistato da Giorgio Porrà, il difensore ha parlato anche dell'Inter. Queste le sue parole: "Adriano il più forte, ma troppo 'buono'? Ho conosciuto un sacco di campioni buoni, se andiamo a vedere Lionel Messi è una persona buona, in tutti i sensi. Stavo solamente dicendo che quello che ritenevo il giocatore che a me spaventava di più, sia quando ci ho giocato contro con l’Argentina, sia in allenamento, era Adriano. L’Adriano di quegli anni lì era proprio un giocatore che metteva paura, ha giocato tantissimo e ha fatto la differenza in tutti i campi. Purtroppo non ha potuto dare una continuità al suo gioco, ha avuto dei problemi familiari e personali, e mi dispiace perché aveva un grande cuore e tutto per poterlo fare, una persona che pensava prima agli altri che a sé stesso. Malattia di mia figliaHo conosciuto un mondo che nessuno vuole conoscere, la malattia grave di un figlio. Per me è stata per prima cosa una possibilità; io ho sempre detto una cosa, in questa storia non voglio essere considerato l’eroe. Tante volte i giornalisti e la gente hanno bisogno di eroi, ma io in quel momento non sono stato un eroe. Io ho avuto la fortuna e la possibilità di fare qualcosa che non tutti i genitori possono fare, quella di dire “va bene, non faccio più il mio lavoro”. Se io avessi fatto un altro lavoro, avrei dovuto continuare a lavorare per portare il pane a casa; in quel momento sono stato fortunato a trovare una società come l’Inter, un presidente come Moratti, un allenatore come Mancini che mi hanno detto “va  bene, fermati”. Sono andato in Argentina a fare le cure perché ero appena arrivato in Italia, da 6 mesi, e non mi sentivo in grado di affrontare una chemioterapia tutti i giorni in un posto dove io non mi sentivo ancora a mio agio. Sono tornato a Buenos Aires, pensando a due cose: primo, risolvere questa questione, e secondo tornare a giocare a calcio, perché l’ anno dopo c’era il mondiale in Germania e io ci volevo andare. Ma la prima cosa era la guarigione di mia figlia, perché se questo non fosse successo, non so come avrei continuato a giocare a calcio".