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Pressing alto, Dzeko ed esterni alti: come cambia l’Inter da Conte a Inzaghi

Getty Images

Inzaghi ha aperto il suo laboratorio presto e, con il graduale ritorno dei nazionali, ha plasmato la squadra sulle sue idee, ma soprattutto sulle doti dei giocatori

Marco Astori

E' ancora troppo presto per giudicare, ma Simone Inzaghi sembra aver già impresso la propria impronta sull'Inter. Sono infatti diverse e palpabili le differenze nel modo di interpretare la partita rispetto ad Antonio Conte, come spiega nel dettaglio Tuttosport: "Inzaghi ha aperto il suo laboratorio presto e, con il graduale ritorno dei nazionali, ha plasmato la squadra sulle sue idee, ma soprattutto sulle doti dei giocatori. Emblematico, in questo senso, il ruolo di Dzeko: Lukaku era un trattore da servire il più rapidamente possibile in verticale. Anche Dzeko viene cercato sovente, ma la palla, almeno in queste prime due gare, arriva da un segmento di campo differente. Una giocata esemplificativa dell’Inter di Conte era quella che nasceva da un triangolo esterno, spesso quello di destra composto da Skriniar , Barella (largo sulla linea laterale) e Hakimi (più alto). La palla da Skriniar o Barella andava a Lukaku che, di prima, la giocava a occhi chiusi su Hakimi. Altrimenti, lancio in profondità sempre di Skriniar o Barella per Lukaku nello spazio. Dzeko invece è stato finora servito nel cerchio di centrocampo da Handanovic o Brozovic.

Il gioco di Inzaghi

Il bosniaco, in particolare a Verona dove ha giocato per la prima volta in coppia con Martinez , smista il pallone, spesso all’indietro, per una delle mezzali - Barella o Calhanoglu - che a quel punto hanno più scelta per lo scarico, sull’esterno o in verticale per Lautaro . L’Inter di Conte costruiva dal basso con una sorta di 3-3-4 (a volte 4-2-4) con i due esterni alti sulla linea degli attaccanti. Quella di Inzaghi ha sempre gli esterni, molto larghi, sulla linea dell’attacco, ma gli altri interpreti sono disposti diversamente. Si potrebbe parlare quasi di un 4-2-1-3 con Brozovic abbassato al fianco di De Vrij, Skriniar e Bastoni che agiscono da terzini, Barella e Calhanoglu mediani e Dzeko che si abbassa per svolgere le mansioni da trequartista-boa offensiva.

Al di là del gol subito per errore di Handanovic, è particolare il movimento di Brozovic che scala in difesa, mentre con Conte il croato restava più alto, affiancato, soprattutto nella seconda metà di stagione, da Eriksen per comporre una coppia di registi. Calhanoglu ha doti ovviamente diverse e pensa più alla rifinitura-conclusione, che alla costruzione. Il trio di centrocampo, per mansioni e posizionamento nel campo, ricorda molto quello della Lazio con Barella mezzala box-to-box come Milinkovic-Savic , Brozovic a fare l’elastico fra difesa e schermo di centrocampo come Lucas Leiva e Calhanoglu libero di inventare da metà campo in su come Luis Alberto. È un'Inter già diversa, se pure vincente lo dirà solo il tempo", conclude il quotidiano.

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