Un vortice di giocatori e miliardi. Campagne faraoniche e progetti falliti miseramente, come quello di Lippi, oppure naufragati sull’ultimo ostacolo come il 5 maggio di Cuper o la semifinale Champions contro il Milan. La storia di Gabriele Oriali responsabile del mercato interista assomiglia alle montagne russe. Quattro stagioni intense dopo aver raccolto l’eredità di Mazzola sull’onda dei successi a Bologna e Parma.
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Insieme a lui Giuliano Terraneo, formalmente direttore sportivo e braccio destro di Oriali che ha la fortuna di incrociare il periodo d’oro di Moratti, quello in cui il patron dell’Inter non bada a spese per rifondare la squadra dopo ogni delusione.
Oriali arriva a Milano nel 1999 e prende il posto di Mazzola. Trova Marcello Lippi, contattato già dal predecessore in primavera, e con lui vara la prima rifondazione. Fuori Bergomi e Simeone (la vecchia guardia di allora) insieme a Djorkaeff, Winter, Ze Elias, Silvestre, Paulo Sousa e Dabo (a gennaio). Dentro Peruzzi, Jugovic, Di Biagio, Panucci, Domoraud, Fresi, Recoba (in ritorno dal prestito a Venezia) e poi, in inverno, Cordoba, Michele Serena e Seedorf. Nella storia rimane l’acquisto di Bobo Vieri dalla Lazio: 70 miliardi cash più il cartellino di Simeone. Non va benissimo. Zona Champions acciuffata solo nello spareggio di Verona contro il Parma e finale di Coppa Italia persa contro la Lazio.
L’estate dopo va anche peggio. Altra rivoluzione e fallimento completo. Vengono rottamati Peruzzi, Panucci, Rivas, Moriero, Mutu, Georgatos, Fresi e Colonnese e presi Frey, il terzetto Macellari-Cirillo-Ferrari, Pirlo-Brocchi-Vampeta-Farinos a centrocampo, Keane e Hakan Sukur in attacco. Lippi perde preliminare contro l’Helsingborgs, Supercoppa italiana contro la Lazio e debutto in campionato a Reggio Calabria. “Prenderei a calci in culo i giocatori” sbotta. Licenziato. Arriva Tardelli e Oriali ricostruisce la squadra a gennaio: via Zamorano, Domoraud, Pirlo e Vampeta al loro posto arrivano Adriano e Gresko. Come non detto.
La terza stagione porta in dote Cuper e un nuovo giro di valzer a suon di miliardi. Frey, Macellari-Cirillo-Ferrari, Cauet e Jugovic vengono accompagnati alla porta. In ingresso non si bada a spese: Pagliuca, Materazzi, Vivas, Padalino, Sorondo, Sergio Conceicao, Cristiano Zanetti, Emre, Okan, Kallon, Ventola e Adriano di ritorno da un prestito. E’ l’estate dello scambio Brocchi-Guglielminpietro con il Milan. E’ la stagione che finisce con le lacrime del 5 maggio.
L’ultimo anno ballando da solo con il fido Terraneo Oriali lo vive nel 2002-2003. Parte Ronaldo (53 milioni di euro dal Real Madrid) con Ventola, lo sciagurato Gresko, Simic e Adriano in comproprietà al Parma. Arrivano Crespo, Almeyda, Cannavaro e Morfeo. Cuper chiede con forza Kily Gonzalez ma verrà accontentato con due anni di ritardo. E’ l’estate dello scambio suicida Seedorf-Coco. Una pagina nera del mercato interista. A fine anno la corsa di Cuper sbatte sul Milan in semifinale Champions e ad Appiano Gentile arriva il giovane Marco Branca.
Oriali risulta consulente di mercato dal 2003 al 2009. Dalla stagione 2007-2008 è anche ‘addetto ai rapporti con la prima squadra’. Va in panchina con Mancini e Mourinho. Il rapporto con loro è ottimo. Nel frattempo compare in quasi tutte le foto di presentazioni di nuovi acquisti, segno che ha facoltà di dire la sua anche sul mercato. Secondo Antonio Caliendo, ad esempio, è Oriali che porta Maicon all’Inter.
Solo nella stagione del Triplete viene segnalato nell’organigramma senza la qualifica di ‘consulente di mercato’. L’Inter vince tutto, Mou se ne va e il 20 luglio 2010 anche Oriali divorzia dall’Inter. Chi ha ragione tra lui e Branca? A leggere gli almanacchi finisce pari, a sentire le parole di Moratti (”Trovo antipatico che una persona uscita dalla società dica quelle cose. E poi se tengo Branca è perché lo considero bravo”) Oriali non ha chance di rientrare. Peseranno anche quelle campagne da multimiliardario senza risultati? Era un decennio fa. Troppo per giudicare, ma abbastanza per ricordare che ci fu anche un Oriali contestato da stampa e tifosi per le sue scelte. Come Branca oggi.
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