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Caso Juventus, Pecoraro: “Intercettazione? Non di Agnelli ma conosceva gestione biglietti”

Giuseppe Pecoraro, procuratore federale Figc, ha parlato in audizione in Commissione Antimafia

Matteo Pifferi

"L'intercettazione di cui si è parlato l'altra volta (fra D'Angelo e Calvo dell'agosto 2016, ndr), su cui sono state dette tante cose, è un'interpretazione che è stata data. Noi abbiamo dato una certa interpretazione, perché da quella frase sembrava ci fosse una certa confidenza" fra Agnelli e Dominello, "ma probabilmente era del pm quella frase. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero". Lo ha affermato Giuseppe Pecoraro, procuratore federale Figc, in audizione in Commissione Antimafia.

AGNELLI SAPEVA - "I motivi del deferimento sono vari: l'articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non e' possibile il bagarinaggio, è un articolo preciso". Così il procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro davanti all'Antimafia sul caso Juventus. "Della gestione dei biglietti era a conoscenza anche Agnelli". "La responsabilità è in primo luogo del presidente della società che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. C'è una responsabilità diretta e una indiretta per essere rappresentante legale della società. A noi interessa la condotta antisportiva e di slealtà, questo concetto è nel Codice sportivo: un dirigente non può avere un certo tipo di comportamento", ha proseguito Pecoraro. Sugli aspetti della consapevolezza o meno, "a noi interessa che i biglietti siano stati venduti da parte di soggetti malavitosi, c'è un interrogatorio dove si parla di fondi non solo per la famiglia ma anche per quelle dei detenuti".

(agenzie-repubblica.it)

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