Nell'edizione odierna Il Corriere della Sera analizza gli sviluppi sul caso Sarri-Mancini: "L’ha detto e ripetuto e pare gli abbiano creduto. «Non sono omofobo, non sono razzista. Ho avuto amici gay. Mi è solo scappata una parola di troppo». Ma non sono le scuse ad aver portato Maurizio Sarri in giro per l’Europa. Il «frocio» e «finocchio» urlati a Roberto Mancini nel finale del match di Coppa Italia tra Napoli e Inter si sono presto tradotti nel «Faggot» dell’inglese Guardian, nel «Pédé» del francese L’Équipe e nel «Maricon» del quotidiano spagnolo As.
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Cds- Mancini non è gay quindi non può offendersi, Sarri se la caverà così. E giù polemiche
Nell’edizione odierna Il Corriere della Sera analizza gli sviluppi sul caso Sarri–Mancini: “L’ha detto e ripetuto e pare gli abbiano creduto. «Non sono omofobo, non sono razzista. Ho avuto amici gay. Mi è solo scappata una...
Forse il tecnico del Napoli ha preso coscienza di quanto sgarbato sia stato l’insulto, magari dopo aver visto montare l’indignazione delle associazioni Lgbt, della politica e del presidente del Coni Malagò («Non ho capito le spiegazioni, non sono solo cose di campo»). O forse è stato più semplicemente il Tapiro d’oro consegnato da Striscia la Notizia o l’infuocato dibattito sui social network, diviso tra Torquemada vogliosi di radiazione e ultrà dell’assoluzione, sostenitori della tesi «è giusto che certe cose restino in campo», come ribadito con forza proprio da Sarri. Il 57enne tecnico ha trovato in Silvio Berlusconi un difensore. «Sono cose che nel campo possono succedere, ma è sbagliato metterle sui giornali e renderle pubbliche», ha sentenziato l’ex premier che interrogato su Mancini ha chiosato: «Penso proprio che abbia sbagliato a parlare dell’insulto ricevuto».
Chi invece oggi pomeriggio lo giudicherà, con un metro tutto sommato morbido, è il giudice sportivo Gianpaolo Tosel. Non ci sarà nessuna stangata, più probabilmente una squalifica di due giornate da scontarsi nella prossima Coppa Italia. Sarri dovrebbe essere regolarmente in panchina domenica a Marassi contro la Sampdoria. Il giudice Tosel non ritiene applicabile l’Articolo 11 del regolamento, in cui è contemplata la «discriminazione razziale» e per cui si poteva arrivare a una sospensione di quattro mesi. Basandosi sul referto dei tre ispettori della Procura federale che martedì hanno interrogato fin dopo la mezzanotte Sarri al San Paolo, dopo aver ascoltato anche Mancini, Tosel ha catalogato le frasi di Sarri come «dichiarazioni lesive» che trovano riscontro nell’Articolo 5 e saranno punite con due giornate di squalifica, più una multa. Non dovrebbe esserci nessuno stop per Mancini, espulso pure lui dall’arbitro Valeri di Roma, ma solo una diffida. Le motivazioni del giudice sportivo innescheranno altre polemiche: di fatto Sarri se la cava poiché Mancini non poteva offendersi, non essendo il tecnico dell’Inter omosessuale. Come dire: se non lo è perché se la prende? L’argomento è scivoloso e c’è già chi obietta sulla legittimità delle multe o le chiusure delle curve che espongono striscioni tirando in ballo ebrei, zingari e quant’altro.
Oltre la squalifica, di Sarri restano le parole e un’immagine che non sarà mai più la stessa. L’argomento gay non è nuovo al tecnico. Il 25 marzo 2014, quando era ancora in B sulla panchina dell’Empoli, sbottò dopo la sconfitta a Varese per l’espulsione del difensore Mario Rui: «Il calcio è diventato uno sport per froci. In Italia si fischia molto di più che in Inghilterra, con interpretazioni da omosessuali». Allora se la cavò con una multa da 5mila euro, non per quanto detto ma per il dito medio rivolto alla tifoseria ospite. Il professore in tuta aveva incantato fin qui per il bel gioco e gli ottimi risultati del Napoli, ma le battute sono spesso andate oltre i confini. La bufera l’ha toccato e, pure il suo entourage che nel dopo partita aveva fortemente sottovalutato il caso, ha capito. Il presidente Aurelio De Laurentiis l’ha tranquillizzato, tentando di minimizzare l’accaduto però l’immagine del club non ne esce bene.
I dirigenti partenopei sono stati contattati dall’Arcigay Napoli: «Sarri partecipi al corteo per l’uguaglianza e le Unioni civili sabato prossimo». Non ci andrà il tecnico, impegnato nella trasferta di Genova contro la Samp. Il day after è stato difficile per Sarri e, prima di condurre l’allenamento a Castel Volturno, ha parlato alla squadra, chiedendo ai suoi giocatori di isolarsi da tutto e di restare uniti in un momento così pesante, per la bufera mediatica e per l’eliminazione dalla Coppa Italia. Con Mancini non c’è stata nessuna telefonata riparatrice. «Ho provato a scusarmi dopo il match, ha rifiutato le scuse e mi ha detto vergognati e vecchio cazzone», aveva raccontato nel post partita Sarri. Il caso ufficialmente si chiuderà oggi con la decisione del giudice. Resterà però un prima e un dopo nella carriera del tecnico del Napoli. E pure l’ennesima pessima figura del calcio italiano".
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