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Collina: “VAR e fuorigioco? Studiamo nuova tecnologica per velocizzare i tempi. Gli arbitri…”

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Pierluigi Collina, vertice degli arbitri in seno alla FIFA, ha parlato a La Gazzetta dello Sport di VAR ma non solo

Matteo Pifferi

Pierluigi Collina, vertice degli arbitri in seno alla FIFA, ha parlato a La Gazzetta dello Sport di VAR ma non solo

Collina, ma le polemiche non dovevano scomparire con la Var?

«Lo scopo era un altro, più importante: eliminare gli errori rilevanti, quelli che influiscono sul risultato e di conseguenza sulla regolarità di una partita. E mi pare che l’obiettivo sia stato raggiunto».

Ci sono delle zone grigie, dove non basta rivedere l’azione al replay per eliminare i dubbi. Il fuorigioco attivo e passivo è forse l’esempio più lampante.

«Spetta a chi è in campo decidere se la posizione sia punibile o meno, chi sta al Var può solo segnalare il possibile offside, ma poi la scelta sarà dell’arbitro centrale. Nel calcio l’interpretazione è parte del regolamento e per quanto ci possano essere situazioni simili, non saranno mai uguali. E quindi, va accettato che ci siano visioni diverse. La tecnologia aiuta, ma non sostituisce in nessun modo l’uomo».

Il protocollo Var però si può migliorare. Anche le regole si sono evolute, come il gioco del calcio.

«Certo, non sempre le cose pensate si sono rivelate risolutive. Sui falli di mano, altra situazione spesso soggettiva, abbiamo invitato a fischiare rigore o punizione per i tocchi commessi quando il braccio è posizionato sopra le spalle. Poi ci siamo resi conto che non sempre era corretto farlo. E torniamo all’arbitro: rivedere l’immagine al replay è un plus fondamentale, ma poi servirà sempre chi interpreta un certo movimento».

Riparliamo del fuorigioco: il pubblico e i giocatori vivono con insofferenza le pause lunghe aspettando di conoscere l’esito di una review…

«Li capisco, stiamo sperimentando una nuova tecnologia per arrivare a risposte in tempi rapidi. Nella Fifa Arab Cup i test sono andati molto bene: siamo ottimisti sul fatto che al Mondiale 2022 possa essere usata».

Ci spiega qualche dettaglio?

«Ci sono 10-12 telecamere che rilevano 29 punti del corpo del giocatore, 50 volte per secondo, un software analizza i dati in tempo reale calcolando alla perfezione il momento in cui avviene il passaggio e le posizioni dei calciatori. Non solo, lo fa inserendo già le griglie in modo da evidenziare l’offside. E poi le invia in automatico alla postazione Var che a quel punto ha già la risposta da dare all’arbitro nei casi di fuorigioco oggettivo. Che poi sono i più numerosi. I tempi? Sicuramente molto più rapidi di oggi».

C’è chi però ha nostalgia del vecchio modo di arbitrare, senza tecnologia. E lei?

«Il campo è la cosa che mi manca di più, ma se potessi tornare indietro allora chiederei di farlo insieme alla Var. Molti arbitri hanno perso occasioni importanti per degli errori che in pochi secondi si sarebbero potuti correggere. Perché rinunciare a un paracadute così importante? Non ha senso, piuttosto…».

Continui.

«Dobbiamo fare di tutto per non ricorrere alla tecnologia: grazie alla preparazione, la qualità di chi scende in campo deve sempre migliorare. L’arbitro è in continua evoluzione, non è solo il custode delle regole. Studia e si aggiorna per essere al passo dei tempi, deve sapere di calcio, conoscere le squadre e i calciatori che dirige. Tutto questo serve per sbagliare meno, ma siccome nessuno è infallibile, se poi accade ecco che la Var arriva in soccorso. Dopo, non prima».

Ma è più difficile arbitrare oppure insegnare e poi scegliere la persona giusta per ogni partita?

«Non c’è storia: fare l’allenatore è molto più duro. Anche perché dipendi dagli altri, mentre quando vai in campo hai in mano il tuo destino. Però è una sfida affascinante, piena d’insidie, ma stimolante. Certo, arbitrare resta per me l’esperienza più bella».

Lei è un grande comunicatore, perché agli arbitri ancora oggi non è permesso spiegare decisioni ed errori?

«Si arriverà anche a questo, ma non si può improvvisare. Occorre farlo nei tempi e nei modi giusti. Ci arriveremo».

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