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Commisso: “Chiesa? Non so cosa succederà. Juve super, ma l’Inter ha raggiunto un gran livello”

Il presidente della Fiorentina ha parlato del futuro del gioiellino conteso da Inter e Juve

Andrea Della Sala

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il presidente della Fiorentina Rocco Commisso ha parlato del futuro di Chiesa, seguito anche dall'Inter.

Cosa succederà con Chiesa la prossima estate?

«Non si può dirlo ora. Io devo tutelare l’investimento non posso premettermi che poi se ne vada a parametro zero. Mi piace pensare che le bandiere esistano ancora. E se il migliore se ne va non è un buon segnale per nessuno. Batistuta, dico Batistuta è rimasto dieci anni in maglia viola, giusto? Noi vogliamo tenere più a lungo possibile quelli bravi. Detto questo nessuno ci ha presentato un’offerta per Chiesa».

Joe Barone si inserisce spiegando che: «Chiesa è una storia chiusa, abbiamo bisogno di tranquillità per far crescere un progetto di giocatori giovani. Uno come Castrovilli, che il c.t. Mancini segue con attenzione, vale Tonali. Che pure è un ottimo profilo e ci interessa».

Presidente Rocco quali sono le sue prime sensazioni sulle grandi del calcio italiano?

«L’Inter ha raggiunto un grandissimo livello. La Juve è sempre super. La Juve è un modello aziendale da seguire. Poi, vedo che Bernardeschi, il Chiesa di qualche anno fa, non gioca mai e così anche Dybala o Mandzukic. Con la rosa che ha la Juve potrebbe fare tre squadre. Tutta questa supremazia non fa bene al calcio italiano. E lo direi di qualsiasi squadra che avesse vinto otto scudetti consecutivi. Come frenare questo dominio? Non sono favorevole al sistema chiuso degli Usa senza promozioni o retrocessioni. Anche perché gli americani finiscono per confrontarsi solo con se stessi. Le persone che gestiscono in questo momento il calcio negli Usa non sono all’altezza. Nel 2016 ho evitato il fallimento dei Cosmos, ma loro dopo 5 mesi hanno cancellato il campionato corrispondente alla serie B dove giocavamo noi perché temevano l’effetto Commisso. Di calcio ne so più degli americani mentre in Italia devo ancora capire tanto. È più giusto il sistema “capitalistico” del calcio europeo: se fai bene meriti di salire, se fai male scendi».

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