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CorSera – I nodi di Garcia Tifosi, rigori e…anche Conte

Prima ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, nella data benedetta del 22 settembre 2013, battendo per 2-0 la Lazio. Vittoria importantissima, ma dentro il Grande Raccordo Anulare. La consacrazione per tutti, cancellando quel soprannome «il...

Francesco Parrone

Prima ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, nella data benedetta del 22 settembre 2013, battendo per 2-0 la Lazio. Vittoria importantissima, ma dentro il Grande Raccordo Anulare. La consacrazione per tutti, cancellando quel soprannome «il sergente Garcia, quello di Zorro» che gli diede Maurizio Gasparri, è arrivata il 5 ottobre, a Milano: 3-0 all’Inter. È lì che il pallone italiano si è convinto che Rudi Garcia era da prendere sul serio. Dopo 146 giorni, incontrando di nuovo Walter Mazzarri, che prima di lui fu vicino alla panchina giallorossa, Garcia ha rafforzato i numeri: si presentò con 4 punti di vantaggio a San Siro («Stadio pieno di storia, ma con spogliatoi angusti», racconta nella sua autobiografia «Tutte le strade portano a Roma») e sono diventati 17, con una partita da recuperare (contro il Parma, il 2 aprile). Ha migliorato anche il suo italiano, tanto da permettersi in conferenza stampa una chicca come «bollettino medico», che snocciola con cura: «Torosidis sta bene e Pjanic sta abbastanza bene, anche se lo valuteremo. Florenzi può essere nel gruppo, Gervinho è perfetto. Gli altri sono tutti a posto».

Tutti tranne Totti (due gol a San Siro), Dodò, Balzaretti e Maicon, che dopo l’andata contro la sua ex squadra salterà anche il ritorno. L’emergenza terzini è alta, ma non ci sarà l’en plein (4 fuori su 4) di Bologna: almeno Torosidis ha recuperato, sarà confermato a sinistra il giovane Romagnoli. Il ginocchio di Pjanic lo tiene a rischio: non dovesse farcela, centrocampo da battaglia con Nainggolan, De Rossi e Strootman. Le scelte dell’attacco dipendono anche da questo: favoriti Gervinho, Destro e Ljajic. Garcia sa che mancherà il cuore del tifo e rilancia la sua proposta di tregua: «Dobbiamo giocare anche per chi non ci sarà. I tifosi devono adattarsi a questa legge, giusta o sbagliata che sia. Il problema di queste norme è che lasciano troppo spazio all’interpretazione, così sembra che una cosa venga punita e un’altra no». Sul fronte arbitri sembra glissare («Ho sentito e letto molte cose in settimana sulle vicende arbitrali, non c’è nulla da aggiungere»), poi, però, piazza due colpetti.

Sui rigori che all’Inter non fischiano mai: «Non è solo il caso dell’Inter». Su Antonio Conte che considera gli arbitri italiani i più bravi del mondo: «È la sua opinione». Come la settimana scorsa, la Roma giocherà prima della Juve: «Aspetteremo i risultati degli altri, ma prima dobbiamo battere un’Inter di qualità: è un club di alto livello, con buoni giocatori e con un bravo allenatore». Pallotta, però, non è pentito di aver scelto lui e non Mazzarri. Tanto che, dopo aver fatto firmare Sabatini fino al 2017, il presidente andrà all’assalto del tecnico per allungargli il contratto.