ultimora

CorSera – La Lega avvicina Juve e Inter. E Zanetti parla di…

Può anche succedere che Inter–Juve di oggi ribalti tutto e riapra chissà quali situazioni conflittuali, ma la partita di San Siro nasce in un clima diverso da quello avvelenato che per decenni ha alimentato le vigilie bianconerazzurre....

Francesco Parrone

Può anche succedere che Inter-Juve di oggi ribalti tutto e riapra chissà quali situazioni conflittuali, ma la partita di San Siro nasce in un clima diverso da quello avvelenato che per decenni ha alimentato le vigilie bianconerazzurre. Il penultimo colpo di coda risale al match di andata (3 novembre), a quella frase di Beppe Marotta sull’«Inter tatticamente spensierata», che molto aveva irritato lo Stramaccioni vincente dello Juventus Stadium, ma, come ha spiegato ieri, «si è trattato di un malinteso già chiarito».

L’ultima goccia di veleno, due settimane dopo (18 novembre), con il rigore non concesso all’Inter all’ultimo minuto della partita con il Cagliari (2-2, arbitro Giacomelli), che molto aveva irritato Moratti («non vorrei rivivere il clima di qualche anno fa») e che aveva spinto la Juve a replicare sul proprio sito, pubblicando la relazione di Palazzi del luglio 2011.

È stata la vicenda legata al nuovo presidente della Lega di serie A ad avvicinare i destini delle due società. Un accordo nato fra Andrea Agnelli e Angelo Mario Moratti, il vice-presidente nerazzurro, che si erano orientati sul nome di Andrea Abodi e che poi avevano preferito rimanere fuori dal governo della Lega (insieme ad altri club importanti come Fiorentina e Roma), per scelta comune, piuttosto che virare sulla conferma di Beretta, sostenuto da Lotito. Era il 18 gennaio. Agnelli aveva parlato di «Juve fuori da certe dinamiche; il Direttivo rappresenta il 30% del calcio italiano; si è mercanteggiato su queste posizioni e non è corretto arrivare al consenso scambiandosi le poltrone».

Moratti junior aveva sottolineato come la conferma di Beretta rappresentasse «la scelta di sposare ancora la vecchia mentalità». L’aspetto sorprendente è che l’intesa fra Juve e Inter ha resistito anche dopo il momento dell’elezione e che l’opposizione di chi è rimasto fuori dai giochi di gennaio stia rallentando tutto il lavoro della Lega, che non riesce a trovare una spinta all’altezza dei problemi sul tavolo.

Su Calciopoli né i dirigenti dell’Inter, né quelli della Juve hanno cambiato idea. A Torino si pensa sempre che la punizione sia stata a dir poco spropositata e il ricorso con la richiesta milionaria di danni nei confronti della Figc non è mai stato ritirato. I vertici dell’Inter continuano a ritenere che le sentenze legate a Calciopoli rappresentino il minimo sindacale per chi si è sentito danneggiato per anni. Però lo stesso Moratti ha più volte sottolineato la diversità fra la Juve di oggi e quella passata.

In questi giorni, si sono ascoltate soltanto parole al miele. Ieri Antonio Conte ha aperto la strada addirittura all’idea di poter allenare in futuro anche l’Inter (forse pensando anche a quanto aveva fatto uno dei suoi maestri, Trapattoni); Stramaccioni non si è accodato («non mi vedo su quella panchina»), ma soltanto perché si considera già un privilegiato  perché allena l’Inter ed è meglio non chiedere troppo al destino.

Nel frattempo, Zanetti ha parlato di una Juve «tosta e leale come il suo allenatore»; Cambiasso ha riconosciuto che «la Juve ha avuto una grande continuità, quella che è mancata a noi e che ti fa vincere lo scudetto»; Stramaccioni ha ricordato che «dopo il rigore di Torino non ce ne hanno fischiato più uno a favore, ma lo dico con il sorriso e Rizzoli è un grande arbitro». Tutto questo è il segnale che si può vivere di accese rivalità, ma trovando un punto di civile tolleranza per andare avanti, senza mai esagerare. Il passato non si cancella e non sarebbe giusto, ma a condizione di guardare sempre avanti.