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CorSera – Mancini chiede a Eder di smuovere il gioco. Si pensa a un 4-3-3 con…

Nell’edizione odierna, il Corriere della Sera fa il punto sul nuovo arrivo Eder e sul modulo che Roberto Mancini userà per risvegliare l’attacco: “Wesley Sneijder sbarcò nella Milano nerazzurra il 28 agosto 2009 e il giorno...

Francesco Parrone

Nell'edizione odierna, il Corriere della Sera fa il punto sul nuovo arrivo Eder e sul modulo che Roberto Mancini userà per risvegliare l'attacco: "Wesley Sneijder sbarcò nella Milano nerazzurra il 28 agosto 2009 e il giorno dopo esordì nel derby: l’Inter vinse 4-0, l’olandese diede spettacolo e quando uscì al 28’ del secondo tempo, incoronato eroe con una rapidità rara per una platea snob come quella di San Siro, si capì che quel numero 10 era il perfetto anello di congiunzione fra un’ottima squadra e una leggendaria. Citadin Martins Eder non è Sneijder e questa Inter non è quella di Mourinho, ma nella parabola dell’oriundo ex Samp arrivato a Milano ieri e già forte indiziato di giocare domani contro il Milan la gente nerazzurra vuole vedere un segnale premonitore. La speranza è di avere trovato l’uomo che ridà fiato a un gruppo spompo e soprattutto a un reparto d’attacco che non segnerebbe nemmeno in una porta larga come la Darsena. Eder invece la porta da 7,32 metri la sta vedendo bene e con continuità: i 12 gol che si porta in valigia sono uguali a quelli di Icardi e Jovetic insieme (8+4) e poco meno della metà dell’intera Inter (26), e la sua media gol (1 gol ogni 137 minuti), pur lontana da quella monstre di Higuain (88 minuti), è simile a quella di Dybala (124) e nettamente migliore di quella di Icardi (188) e di Jovetic (253), per tacere degli altri interisti.

Presentandosi, l’uomo di Lauro Muller — che ha la doppia nazionalità brasiliana e italiana grazie a un bisnonno vicentino — ha correttamente spiegato che «la qualità qui c’è». Finora però non è bastata. Lui allora, bomber arrivato tardi ad alto livello («Solo alla Samp ho iniziato a lavorare seriamente e a diventare professionale»), intende aggiungere altro: «Il sacrificio, un po’ alla Callejon: ha segnato poco finora, ma si sacrifica molto per la squadra. I tanti anni di sacrificio nel mio lavoro mi hanno portato ad arrivare all’Inter, un grande club che ho sempre voluto anche quando ho sentito dell’interesse del Leicester». Concettualmente ci siamo. L’ultima cosa di cui ha bisogno l’Inter però è un altro che corre, porta palla e non tira mai. A Eder invece Mancini chiederà di smuovere lo stagno del gioco orizzontale, puntare la porta, dialogare rapido, stimolare i compagni e ovviamente non smettere di segnare.  

Con quale modulo? Eder dice che può stare ovunque: «Ho giocato nel 4-2-3-1, ho fatto la punta, a destra, a sinistra, non ci sono problemi». Le ultime indicazioni da Appiano — dove ieri Mancini ha pure ritardato l’inizio dell’allenamento proprio per consentire a Eder, reduce dalle visite mediche, di partecipare — portano a un 4-3-3 con lui, Ljajic e Icardi che potrebbe anche modellarsi in un sistema col trequartista (come all’andata, vinta 1-0), con il serbo dietro la coppia Icardi-Eder. Lavori in corso che Mancini ha svolto anche fuori dal campo con colloqui individuali con gli attaccanti, forse anche per rimotivarli ora che la concorrenza è cresciuta.

Resta tuttavia da capire come Eder e i suoi soci verranno innescati. L’aridità dell’attacco è anche effetto della scarsissima creatività della mediana ma su questo tema Mancini non ha ricevuto segnali dal club. Banega arriverà a giugno, e trovare in due giorni un playmaker e/o un incursore di sostanza è complicatissimo. Salvo miracoli, insomma, a centrocampo bisognerà fare con il poco che c’è. E così il dilemma di questo nuovo matrimonio è evidente: Eder cambierà l’Inter o l’Inter cambierà Eder?".