Mercoledì 24 novembre 1993, Massimo Moratti si era affacciato in Carrow Road per assistere a Norwich-Inter (0-1, gol di Bergkamp), andata del terzo turno di Coppa Uefa. Una presenza casuale, dopo aver pagato il biglietto, ma che, in un momento non facile per il club nerazzurro, era stato letto come il primo segnale non di una passione (che c’era sempre stata), ma di qualcosa di più concreto, che sarebbe successo poco più di un anno dopo. Il 24 novembre di vent’anni dopo, debutta a Bologna la prima Inter di Erick Thohir, che alla squadra ha lasciato un videomessaggio, attraverso il canale tematico della società: «In bocca al lupo per Bologna. Forza Inter».
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CorSera – Moratti fa il regista e torna ad Appiano. A Bologna c’è…”
Mercoledì 24 novembre 1993, Massimo Moratti si era affacciato in Carrow Road per assistere a Norwich–Inter (0-1, gol di Bergkamp), andata del terzo turno di Coppa Uefa. Una presenza casuale, dopo aver pagato il biglietto, ma che, in un...
Al rientro, all’aeroporto Soekarno-Hatta di Giacarta, aveva detto: «Speriamo di finire terzi o quarti. Abbiamo un ottimo tecnico e ha l’impegno di mantenere l’Inter forte anche in questa fase di transizione. Dobbiamo lavorare duro, serve una crescita graduale e costante. La reazione dei tifosi è stata positiva. Quando contattai Moratti all’inizio, volevo soltanto diventare socio, non sognavo nemmeno di essere il presidente. Cercavo solo di essere un valore aggiunto. Poi Moratti ha ritenuto che questo compito spettasse a me e ne sono entusiasta».
Dopo 15 giorni, Moratti è tornato ad Appiano, insieme con Branca e Ausilio, non per ripetere un rito, ma per richiamare, anche con la presenza, la squadra all’obbligo di far bene, in questa trasferta fredda (previsti pioggia e vento) e tempestosa, perché il Bologna gioca meglio di quanto dica la classifica e ha gli uomini per mettere in difficoltà i nerazzurri, reduci da due vittorie consecutive. Del resto, il presidente (onorario), a una domanda di Novella Calligaris per Rainews24, ieri aveva confessato: «Trovo sia giusto quello che ho fatto perché ho sempre l’idea che bisogna sentirsi indispensabili mentre si fa una cosa, e questo ti mette in condizione di essere attento a tutto, anche se si sa di non essere indispensabili. E devi avere anche l’idea che siccome non si è indispensabili, arriva un momento in cui devi mettere tutto in mano a chi ha lostesso entusiasmo e la stessa forza. Soprattutto: i tempi cambiano, le cose hanno inizio e anche una fine».
Mazzarri, pronto a recuperare Campagnaro (ha saltato sette partite, ultima apparizione: Inter-Fiorentina 2-1, 26 settembre), ha chiesto a tutti di giocare da squadra, in linea con quanto hanno fatto sempre fin qui e di resistere alle pressioni esterne: «In questi giorni sono successi grandi cambiamenti; il rischio che la squadra ne possa risentire c’è, anche se il discorso non vale per me. Abbiamo lavorato bene sul campo, perché vengano evitati questi cali di tensione, ma è sicuro che ci aspetta una partita complicata». Mazzarri non sembra preoccupato di fronte alle aspettative di Thohir, che ha pure parlato di un’Inter capace di giocare la finale di Champions League 2016 a San Siro: «Credo di essere abbastanza esperto per sapere quali sono le logiche di questo mondo. Il nuovo presidente mi ha fatto un’ottima impressione. Mi conosceva e può essere solo positivo ricevere certi attestati di stima. Amenon dispiace alzare l’asticella, tenendo presente che il rapporto è tra ciò che vuole fare la società e ciò che si dichiara. Se si fanno investimenti in questo senso perché non porsi obiettivi importanti? Bisogna essere bravi a fare operazioni che consentano di raggiungere gli obiettivi».
E anche il confronto con Mourinho non ha sorpreso Mazzarri: «Io paragonato a Mourinho? Lui è un grande e lo dice la storia. Se qualcuno vede delle somiglianze non mi dispiace, ma ogni allenatore è un creatore. Ognuno è diverso dall’altro. Ci sono 10 anni di serie A che parlano per me, con pregi e difetti. Il paragone non mi imbarazza». Per ora c’è il Bologna, tutto il resto è relativo.
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