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Del Piero: “Con l’Inter la rivalità più grande. Icardi un grande, segna sempre. Ronaldo…”

Le parole dell'ex capitano bianconero

Marco Astori

Nel corso di una lunga intervista concessa ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, l'ex capitano della Juventus Alessandro Del Piero ha parlato in vista della sfida di stasera tra i bianconeri e l'Inter.

Ale, se diciamo Juve-Inter lei risponde... cosa?

"È stata la più grande rivalità che ho vissuto. C’era anche il Milan, ovviamente, ma con Inter la sfida era più intensa per tanti motivi".

Nella famosa sfida del ‘97-98 ci fu il confronto tra i due migliori giocatori del mondo: lei e Ronaldo. Che atmosfera c’era e quanto era bello sfidare il Fenomeno?

"L’atmosfera purtroppo era guastata dalla focalizzazione su altri temi. Personalmente è stata una meraviglia potermi confrontare con lui in quell’anno in cui eravamo entrambi al top dal punto di vista fisico e mentale. Ronaldo fu motivo di grande stimolo, competitività, allegria. Ogni domenica per me era una sfida virtuale con lui a chi segnava di più, a chi dribblava di più, a chi faceva più assist, a chi lasciava maggiormente a bocca aperta la gente".

Lo Juve-Inter del ‘98-99 è la terzultima partita del primo Del Piero. Come ricorda oggi quell’Alessandro pre-infortunio?

"Il primo Alessandro chiuse la carriera pochi giorni dopo quella gara. Il calcio italiano era al centro del mondo e io ero felice e orgoglioso. Stavo maturando, ero bravo, ma dal punto di vista mentale il secondo Alessandro fu più forte del primo. Sul mio recupero c’erano tanti dubbi, ho affrontato e superato sfide complesse".

Scelga un altro Juve-Inter della sua carriera.

"Quello di San Siro nel febbraio 2006: gol su punizione nel finale e debutto dell’esultanza con la linguaccia".

 

A piccoli passi l’Inter sta lavorando per tornare a essere il rivale numero uno della Juve?

 "Sì, lo dico da un paio d’anni. La società è solida, l’allenatore conosce la A, la rosa è valida".

Ancelotti sarà spettatore interessato. Il Napoli ha reali possibilità di strappare lo scudetto alla Juve o il suo è un tentativo disperato?

«È giusto che ci provi. Carlo ha individuato il modo migliore per provare a colmare il gap: toglie alibi ad ambiente e gio­catori e lavora sul piano men­ tale oltre che tecnico ­tattico. Ma è chiaro che solo la Juve può perdere lo scudetto».

Cosa c’è di speciale nello spogliatoio bianconero che consente di trovare le motivazioni per alzare l’asticella ogni anno di più?

«Faccio un elenco? Mentalità, qualità, ambizione, struttura. Alla Juve si volta pagina giorno dopo giorno, vittoria dopo vit­ toria, e si costruisce il successo seguente».

Si aspettava un simile impatto di Cristiano Ronaldo?

«Certo, perché la Juve è l’am­ biente ideale per un fuoriclasse con la sua mentalità».

La parabola di Dybala (prima attaccante, poi più arretrato) è per certi versi simile alla sua? E in futuro ritornerà a fare di più la punta come accadde a lei?

«Sono molto felice per la sua crescita. Paulo ha le qualità per fare tutto. Ci sono delle analogie con il mio percorso e naturalmente delle differenze. Molto dipende anche dal contesto, dall’organizzazione di gioco. Dybala potrebbe anche essere lasciato libero di fare il... Dybala».

Lei hai giocato con grandi centravanti. Cosa pensa di Icardi?

«Fa parte proprio di quella categoria, i grandi centravanti. E va sfruttato per quello che può dare: lui è un uomo d’area come Inzaghi, Trezeguet, Vieri. E segna sempre».

Allegri ha detto che la partita con lo Young Boys conta più di quella con l’Inter: bluffa?

«No, ha ragione in pieno. Naturalmente la sfida con gli svizzeri dovrebbe essere più agevole, ma bisogna osservare con lucidità la situazione e vedere quali squadre passano come prime agli ottavi di Champions e quali come seconde. Allegri vuole evitare insidie e trappole, giustamente. Con l’Inter può per-mettersi mezzo passo falso».

Tra Juve e Inter ci sono già 11 punti. Qual è la motivazione piùgrande che avranno i bianconeri stasera? L’ambizione di tagliare fuori i nerazzurri dal discorso scudetto, la voglia di vincere una classica del nostro calcio, il desiderio di far felici i tifosi per i quali questa partita è fondamentale?

«Tutte e tre queste cose più il fatto che ogni sfida diretta lascia dentro qualcosa sia se vinci sia se perdi. Di solito torni negli spogliatoi con una consapevolezza in più. Nel gennaio ‘98 noi perdemmo a San Siro con l’Inter 1-0, ma avremmo meritato di vincere e uscimmo dal campo convinti di conquistare lo scudetto. E fu così».

Dopo aver studiato tutti gli avversari nei primi tre mesi della stagione, c’è in giro qualcuno più forte della Juve o adesso la Champions è più di un semplice obiettivo?

"È più di un semplice obiettivo. La Juve ha dimostrato che quando vuole vincere, vince".

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