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Di Canio: “Inter, Inzaghi ha sbagliato nel derby. Lukaku? Due anni fa…”

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Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Paolo Di Canio ha parlato così della Serie A ormai ai nastri di partenza

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Paolo Di Canio ha parlato così della Serie A ormai ai nastri di partenza

Di Canio, sabato scatta la Serie A, la sua personale griglia di partenza?

«Penso che il mercato possa ancora determinare cambiamenti, ma ad oggi la mia favorita è il Milan campione d’Italia, con l’Inter contendente numero uno, fatto salvo che rimanga Skriniar. Molto più indietro tutte le altre».

Il Milan ha meritato lo scudetto o è stata l’Inter a perderlo?

«Secondo me i rossoneri hanno trionfato non per caso, ma grazie alla programmazione. Ha vinto la società in cui ognuno, nel suo ruolo e senza invasioni di campo, ha dato il suo contributo. E non scordiamo i due errori arbitrali con Spezia e Udinese che potevano essere colpi brutali da cui rialzarsi. A l’Inter a volte è mancata un po' di determinazione, in alcune gare è stata rivedibile la gestione come nel derby e poi c’è stato l’episodio di Radu a Bologna».

Quando parla della gestione del derby si riferisce ai cambi di Inzaghi sull’1-0?

«Certo. Simone ha fatto bene, ha vinto due coppe e se l’è giocata alla pari con il Liverpool in Champions, ma il suo metodo sui cambi, la sostituzione degli ammoniti quasi scientifica, a volte va ammorbidito e contro il Milan, con tutto il rispetto, ha sbagliato. Quel derby era una finale di Champions, se l’Inter l'avesse vinto avrebbe ammazzato il campionato e i migliori, ammoniti o acciaccati (Calhanoglu e Perisic, ndr), dovevano restare in campo».

Ora il tema che tutti aspettano: Lukaku. Lei dopo il fallimento al Chelsea e la voglia di tornare all’Inter lo ha definito «panterone moscione» e ha sempre sottolineato come non sia un campione.

«Premessa: sono contento sia tornato, perché è un personaggio e crea entusiasmo. Le dirò di più, per me è un bel giocatore, ma due anni fa, dopo lo scudetto, sentivo dire che era un fenomeno, fra i primi tre-quattro attaccanti al mondo e mi sembrava di sognare. Nei due anni di Champions con l’Inter aveva fallito e il calcio di élite è quello, non la Serie A. La statura dei giocatori si vede lì e sarà un caso, ma l’Inter senza Lukaku ha passato il girone con merito e giocato quasi alla pari con il Liverpool. Adesso sento dire da tutti: Lukaku in Italia sposta gli equilibri. E lo penso anche io, ma due anni fa si dicevano cose diverse. Io però per giudicare un calciatore non mi posso tarare solo sulla Serie A. Adesso vediamo, magari riporta lo scudetto all’Inter e segna 30 gol, alcuni alle big in Europa come Real o City. Se migliora lì, sarò il primo a riconoscerlo».

Chi dovrà adattarsi all'altro, Inzaghi o Lukaku?

«Romelu. Inzaghi ha avuto il miglior attacco del campionato, quindi è Lukaku che deve inserirsi in questa Inter. Sicuramente ci saranno degli aggiustamenti e quando l’Inter si porterà in vantaggio, Lukaku negli spazi sarà devastante. Ma Inzaghi non è Conte, il belga dovrà impegnarsi e migliorare tecnicamente».

Dunque Inter seconda forza del campionato?

«Sì, se resta Skriniar. Però ricordiamo che ha perso Perisic che creava gioco. Gosens, così come Dumfries è più meccanico, un quinto che va a chiudere l’azione, più che a inventarla. Però ci sono alternative migliori rispetto all'anno scorso e se Dzeko si calerà nel ruolo da co-protagonista, giocando 25 gare anziché 40, allora sarà un'Inter competitiva».

Ha detto che dopo le milanesi c’è il vuoto. La Juventus che ritrova Pogba è da titolo?

«In questo momento no. La Juve ha problemi strutturali da due anni e non li ha risolti. Pogba era un’occasione da svincolato, ma viene da due anni e mezzo brutti e non lo dico di certo io. Dopo il Mondiale vinto da leader, si è perso. Però, come per Lukaku, se ha entusiasmo e voglia, in Italia può spostare gli equilibri. Certo, ora ha da gestire questo infortunio, non sorprendente studiando le sue ultime stagioni, e vedremo se tornerà il Pogba incisivo per 90 minuti o solo per alcuni tratti della partita. Per il resto osservo: Di Maria è un giocatore meraviglioso, ma ha 34 anni e un Mondiale alle porte; Chiesa deve recuperare, Vlahovic fatica, dietro sono andati via De Ligt e Chiellini e non penso basti il solo Bremer, grande marcatore, da vedere in una linea a quattro, così come a sinistra manca un terzino sinistro all’altezza e non da ora. Serve un centrocampista, vedremo se Paredes sarà una soluzione. Kostic? Bravo, ma non è un terzino da difesa a quattro. Per me la Juve attuale non è da prime posizioni».

E la Roma di Mourinho?

«Josè sta creando un instant-team alla Mourino. Ha fatto all-in e se parte bene può anche dire la sua in un campionato dove le milanesi partono davanti, ma dove non c’è un vero padrone come in Inghilterra, dove spadroneggiano City e Liverpool».

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