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Lo scrittore Doninelli: “Il Milan perderà col Sassuolo, spero nella sindrome di Verona”

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Intervistato dal Corriere dello Sport, Luca Doninelli, scrittore di fede interista, dimostra di credere allo scudetto

Matteo Pifferi

Intervistato dal Corriere dello Sport, Luca Doninelli, scrittore di fede interista, dimostra di credere allo scudetto:

«Il Milan perde a Sassuolo e noi vinciamo. Immagino che la vergogna di Gresko del 2002 porti l’Inter a giocare una partita senza errori mentre il Milan si fa prendere della sindrome di Verona. Mi piacerebbe una grande sorpresa all’ultimo minuto, una rivincita per i ricordi che ci macinano dentro, da Sarti/Mantova 1967 al 5 maggio 2002. Mi aspetto il gollonzo. Anche vincere immeritatamente va bene. E poi chi merita di vincere un campionato? Chi è davanti. Il bello del calcio è che si gioca con i piedi e succedono cose che vanno oltre l’immaginazione. Mi va bene un successo con strascico di polemiche, con un rigore che non c’è, con un autogol di nuca di un difensore del Milan su rinvio del portiere. Il genere letterario? Una meravigliosa commedia goldoniana dove alla fine il matrimonio impossibile si celebra».

Perché interista?

«Ho scelto quando ho cambiato città. A sei anni e mezzo sono diventato interista. Non c’è un motivo preciso, unico. Cause ed effetti non funzionano sempre, come quando si scoppia a piangere: perché non prima o dopo? A maggio fioriscono le rose ma non c’è nessuna legge che dica quanti devono essere i fiori su una pianta. Forse i miei compagni di scuola più simpatici erano interisti, forse vedevo il blu del lago dalle finestre con il nero della notte, sono andato a letto milanista e mi sono svegliato interista».

Conte

«È abituato a vincere. Io credo che con Conte il vuoto, il rallentamento, la sconfitta con il Sassuolo, il pari con la Fiorentina, certe difficoltà dei giocatori, non li avremmo vissuti. Il limite di Conte è la fissità del gioco: lo danneggia nelle coppe, nella partita singola, come la finale di Europa League. Con metafora ciclistica: non è da classica, ma da Giro d’Italia, è un grande motivatore».

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