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Forchielli: “Li Yonghong: in Cina vilipeso, da noi osannato. Fininvest non poteva dire…”

L'intervista dell'imprenditore economista sul closing del Milan e sulla figura di Li Yonghong

Sabine Bertagna

Alberto Forchielli, imprenditore, economista e blogger italiano esperto di economia e di affari internazionali (con focus su Cina, India, Stati Uniti, Germania, Sud Est Asiatico e Singapore), aveva espresso immediatamente molti dubbi circa il buon esito dell'operazione di cessione del Milan di Berlusconi e sulla figura di Li Yonghong. In un'intervista al Manifesto torna a spiegarne il motivo:

La differenza tra Suning e Sino Europe - "La differenza tra i due è semplice: nel caso dell’Inter l’investitore aveva i soldi e ha strappato subito l’assegno. Quello del Milan invece non li aveva tutti, quindi dopo aver pagato la caparra è andato a cercare la cifra mancante senza trovarla. Le voci che erano circolate all’inizio su un presunto coinvolgimento statale sono state diffuse da una stampa venduta e male informata, e successivamente smentite. È stato proprio il governo cinese a bloccare l’operazione, non autorizzando lo spostamento dei soldi fuori dalla Cina."

Li Yonghong: in Cina vilipeso, in Italia osannato - "Il poveretto è rimasto con le palle chiuse nello sportello. La prima caparra di 100 milioni gliel’hanno fatta passare, la seconda gliel’hanno bloccata l’ha dovuta pagare con fondi già all’estero e ora non sa più dove prendere i soldi per il saldo. Inoltre, è bene ricordare che mentre qui da noi Li Yonghong veniva osannato e si parlava di una grande cordata con tutte le banche statali presenti, in Cina in realtà veniva vilipeso. Questo è segno innanzitutto della provincialità totale di questo paese.

Allo stesso tempo, ovviamente c’è dietro anche un gioco politico: Fininvest ha sempre cercato di descrivere l’accordo come una grande operazione per gasare i tifosi preoccupati. Non potevano riconoscere di aver venduto la squadra a uno squattrinato. Per una questione di prestigio faceva loro comodo che si credesse ci fosse di mezzo il governo cinese. Il primo errore è stato quello di lasciare la vendita nelle mani di mister Bee, l’imprenditore thailandese che avrebbe dovuto raccogliere i capitali prima in Thailandia e poi in Cina. Una figura scarsamente considerata dai cinesi."

Il futuro - "Difficile da dire. Abbiamo da una parte un compratore disperato, che ormai ha già versato la caparra

di 200 milioni e farà di tutto per non perderla, e dall’altra un venditore disperato (la Fininvest) che da anni cerca di vendere, prendendo cantonate gigantesche, e non può più permettersi quei 100 milioni l’anno di costi, perché né Mediaset né Mondadori fanno più cassa. Si deve sbarazzare di questa roba. Per cui credo che alla fine si verranno incontro. Faranno quello che io definisco un «closing mutilato»: molto rateizzato e molto scontato."

(Il Manifesto)

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