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Garlando: “Conte, su Barella e Sensi parole sgraziate. Dzeko? Un delitto non chiuderlo”

Il commento del giornalista alle parole del tecnico

Marco Astori

Lunga analisi si Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, sulle parole di Antonio Conte dopo la sconfitta contro il Borussia Dortmund. Il collega commenta così le dichiarazioni del tecnico, soffermandosi anche sul lavoro da lui svolto sin qui: "Il secondo posto in A, a un punto dalla Juve, e il primo tempo di Dortmund certificano lo stato d’avanzamento lavori. Nuova identità tattica, nuovo spirito. Che Antonio Conte stia facendo in fretta e molto bene è palese. Che gli manchino giocatori altrettanto: da 2 a 4. Continueremo a ritenere un delitto non aver compiuto l’ultimo passo per Dzeko e determinante il mancato arrivo di un incursore «da bacheca», come li chiama Antonio, cioè d’esperienza internazionale che abbia vinto tanto. Un Vidal, per capirci, che avrebbe aiutato la crescita dei giovani e trasmesso sicurezza in certe notti di tempesta. In mezzo, la coperta è corta e dietro a Lautaro e Lukaku c’è un bimbo (Esposito). Terza concessione: il carattere. Se inviti Sgarbi a un talk-show, non ti lamentare se grida: «Capra!». Se assumi il tecnico del «ristorante da 100 euro», aspettati richieste ambiziose di mercato.

Se ti serve un mister di fuoco, aspettati vampate ovunque. Per uno spirito vincente non esistono stagioni di transizione. Conte vede l’Inter che cresce bene e si chiede cosa avrebbe potuto fare (subito!) con i rinforzi promessi in estate, contro un Napoli in crisi e una Juve umana. Da qui nasce la febbre e lo sfogo di Dortmund. Ma era opportuno farlo in quel modo e in quel momento? «Errori di programmazione. Venite a spiegare». Chiamare alla sbarra la propria dirigenza, in Eurovisione, gli è servito per aggiungere pressione definitiva in vista di gennaio, ma a che prezzo? Il discorso mercato va letto nella sua globalità per essere onesto. L’Inter, appena riemersa dal fair-play finanziario, ha speso comunque 170 milioni (bonus inclusi), di cui 75 per Lukaku, stravoluto da Conte. Zhang investirà 34 milioni (bonus esclusi) per stipendiare il suo mister che guadagna quasi il doppio (10, poi 12) del secondo di A (Ancelotti, 6,5). L’Inter ha commesso errori sul mercato, ma è anche vero che una diversa distribuzione del tesoro avrebbe attrezzato meglio la squadra. Barella ha faticato nei primi giorni di Inter.

Non è stato un balzo semplice per un ragazzo di 22 anni legato alla sua isola. Ma ha lottato ed è stato bravo a imporsi. E Sensi con lui. Insieme hanno dato spettacolo al Camp Nou. Sono cresciuti in autostima. Quanto li ricaccia indietro una frase in Eurovisione come questa? «Non ho giocatori importanti e maturi che riescano a gestire. Lo chiedo a Barella e Sensi che vengono da Cagliari e Sassuolo?» Parole sgraziate. A parte il fatto che Barella gestirà da titolare un Europeo, il compito di un allenatore è opposto: gonfiare i cuori. In questo Conte è maestro, come ha dimostrato con Giaccherini e Candreva. Al 19enne Facchetti che debuttava in A contro Ghiggia, il Mago giurava: «Lui campione del mondo, tu lo diventerai». L’empatia aiuta a crescere. Empatia significa anche riconoscere i propri errori. Conte martedì ne ha commessi, ma non ne ha parlato. Poco è stato fatto per arginare Hakimi e per intercettare il crollo che non si spiega solo con la coperta corta. Già con Barcellona, Juve, Sassuolo e Brescia, l’Inter bipolare ha cambiato volto nel tempo. Implosioni inspiegabili. C’è molto su cui lavorare. Se i teologi mettono in discussione l’infallibilità papale, ci sta che possa sbagliare Conte che è tecnico ancora giovane e deve migliorare l’intesa con la Champions: ha perso sei delle ultime otto trasferte. Forse la morale è proprio questa: rimettersi sui binari, dopo il deragliamento generale, tecnico e dialettico, per crescere insieme, compatti, senza fuoco amico e pubblico. Come chiedono i tifosi che non hanno apprezzato lo scomposto dopo-partita. Chiamiamola la lezione di Dortmund. Se tutti la impareranno, diventerà il più importante step di crescita di una squadra programmata per vincere. Magari non subito".

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