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Garlando (GdS): “Conte, cambiamento più importante al cuore dell’Inter. Ha estirpato la follia”

Il giornalista de La Gazzetta dello Sport ha parlato del lavoro del tecnico dell'Inter che sta cambiando la mentalità della squadra

Andrea Della Sala

Partita importante quella giocata dall'Inter a Praga. Un cambio di mentalità notevole rispetto alle passate stagione e gran parte del merito va ad Antonio Conte, come sottolinea il giornalista Luigi Garlando su La Gazzetta dello Sport:

"Ieri mattina, all’aeroporto di Praga, all’imbarco dei voli per l’Italia, i tifosi interisti avevano sguardi trasognati, come sposini in viaggio di nozze. Di solito invece quei bivacchi al gate radunavano volti sofferenti e stanchi, tipo reduci dal fronte. L’Inter veniva da 4 sconfitte consecutive in trasferte di Champions. Antonio Conte ha cambiato anche questo. Sta cambiando tutto.

A cominciare dagli eroi di Praga, Lukaku e Lautaro. Quando il tecnico spiega che «Romelu è arrivato fino a qua con i suoi mezzi», intende questo: chi lo ha allenato, ha badato più a saccheggiare la sua forza e il suo istinto di bomber, piuttosto che completarne la crescita tecnico-tattica. Conte lo sta facendo.

La meravigliosa e inattesa carezza d’esterno per il secondo gol di Lautaro racconta tutto il lavoro fatto per addolcire i fondamentali. Chissà cosa ne pensa Ibra che gli pagava 50 sterline per ogni stop giusto... Romelu sgobbava anche prima, ma i due assist, la traversa e i 3 gol (due annullati) confermano che ora rende più produttive le sue potenzialità. Conte gli ha insegnato a muoversi meglio, ad attaccare la porta con i tempi giusti, a dialogare con i compagni. Ma anche a correre di più. Lukaku oggi è più asciutto, più tonico e quindi più continuo negli strappi.

La grande notte di Big Rom contiene 4 mesi di sudore alla Pinetina. Anche Lautaro è un «prodotto non ancora finito», dice Conte. Antonio gli ha insegnato a proteggere meglio la palla e gli ha tolto i paraocchi. Ora il Toro non considera più soltanto la porta, ma ha incluso nello sguardo un compagno da servire (vedi l’assist al gol annullato a Lukaku) e con cui dialogare. Lo ha fatto crescere con un ricostituente speciale: la fiducia. È vero che Conte voleva Dzeko, ma preso atto della situazione, ha ricoperto Lautaro della fiducia mancata lo scorso anno. Dopo la prima di campionato col Sassuolo, l’argentino era già fuori squadra. Spalletti non ha mai voluto cambiare idea tattica per favorire le due punte.

E così, ridimensionato al ruolo di vice-Icardi, Lautaro ha giocato la miseria di 13 partite da titolare. E solo grazie alle grane di Mauro. Quest’anno, dopo 13 turni, è già a quota 11 e ha gia pareggiato il bottino di gol: 6. Avvolto da nuove attenzioni e nuova stima, Lautaro sta vivendo la sua consacrazione. Spostato dalla comfort zone centrale, costretto a lasciarsi campo alle spalle, Godin sembrava diventato vulnerabile.

Lo stesso Faraone pareva scettico. Invece di assecondarlo, Conte ha continuato ad istruirlo e a Praga è stato uno dei migliori. Bravissimo anche Borja Valero, tolto dalla naftalina, perché un giocatore non perde dignità se non gioca, ma se ha la sensazione di essere considerato meno degli altri. Conte, mistico del gruppo, è maestro a tenere tutti vivi. La festa della panchina al gol di Lukaku è indicativa. Ma il cambiamento più importante lo ha esercitato sul cuore della squadra. Ha estirpato la follia proverbiale e ha impiantato nuova maturità. La vecchia Inter, dopo il gol fatto trasformato in gol subìto, avrebbe perso nervi e partita. Questa è rimasta gelida, due soli cartellini a carico, ha sofferto a inizio ripresa per poi andare a vincere con una saggezza inedita. Il sacco di Praga è la certificazione dello stato di avanzamento lavori della nuova Inter. Conte chiuderà il cantiere a gennaio, quando arriveranno gli ingegneri richiesti. Allora la sparata di Dortmund prenderà un senso diverso. E apparirà finalmente “costruttiva”.

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