I successi tedeschi inducono alla riflessione e portano ad un'inevitabile analisi dello stato del calcio italiano. A che punto siamo? LuigiGarlando, giornalista della Gazzetta dello Sport, propone una teoria che con i soldi e gli stadi ha poco a che vedere. Si parla di esigenze tattiche adattate ai tempi che corrono. Già, correre è la parola chiave. Scrive Garlando: "Non è un caso che (le squadre tedesche) condividano lo stesso schema (4-2-3-1) e che abbiano torturato le spagnole allo stesso modo: con gli esterni. Il golpe europeo di Bayern e Borussia è una restaurazione: ali e centravanti che Gaurdiola aveva rimosso nella sua splendida rivoluzione di palleggiatori." Senza grandi esterni offensivi, che vincono i duelli sulla fascia si fa fatica, insomma.
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Garlando (GdS): Come si vince in Europa? Inconcepibile che Cassano…
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E in Italia? Le prime due quadre in classifica giocano con la difesa a 3 e gli esterni fanno spesso i terzini. E poi l'età anagrafica. Più i giocatori sono giovani e più c'è la concreta possibilità che questi sgobbino per recuperare la palla. Come dice Garlando, il segreto delle tedesche è che tutti corrono, tutti difendono, compatti e di corsa. In Italia il calcio è invece zeppo di deroghe. "Nelle squadre europee di vertice sarebbe inconcepibile la costituzione atletica di un Cassano, ma anche l'eccezionalità anagrafica di un Totti e di un Di Natale." Non tutti i problemi nel calcio si risolvono con i soldi, insomma.
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