"Mancini si è presentato alle interviste emozionalmente nudo, trasparente, spontaneo, e ci ha consentito di assistere in diretta a un momento, televisivamente coinvolgente, che solitamente resta intimo e inaccessibile: il momento esatto in cui un allenatore prende defnitivamente atto dei limiti della propria squadra e della necessità di ricalibrare i traguardi." Luigi Garlando, giornalista della Gazzetta dello Sport rende onore alla trasparenza di Mancini nell'esprimere la sua delusione dopo il pareggio con il Cesena. Molti allenatori indossano una maschera, dicono frasi di circostanza e cercano alibi: lui no.
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Garlando: “L’Inter di Mancini non ha ancora preso vita. Forse Yaya Touré…”
“Mancini si è presentato alle interviste emozionalmente nudo, trasparente, spontaneo, e ci ha consentito di assistere in diretta a un momento, televisivamente coinvolgente, che solitamente resta intimo e inaccessibile: il momento esatto in...
Garlando paragona il lavoro di Mancini a quello di un poeta o di uno scienziato "pazzo" alle prese con la creazione di una propria creatura. "Mancini ha ricomposto la difesa a quattro, ha ispirato una nuova mentalità ofensiva, ha educato il coraggio del palleggio e del pressing alto, ha trapiantato nuovi giocatori (Shaqiri, Brozovic, Podolski…) adatti al progetto. Il nuovo corpo dell’Inter, assemblato nel laboratorio di Appiano, ha dato qualche promettente sussulto, ma non ha mai preso vera vita."
Ma il momento di delusione e quel pensavo di poter fare di più lasceranno sono già dimenticati. Come un pittore o uno scultore che torna a lavorare alla sua creatura lo farà anche Mancini ad Appiano, superato lo sconforto. Forse lo spirito vitale dell’Inter si chiama Yaya Touré. Il giorno in cui il Mancio lo pianterà davanti alla difesa, il corpo della squadra scenderà dal tavolo di Frankenstein e si incamminerà sicuro verso nuovi trionfi."
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