ultimora

GdS – Top 10 derby: oltre un secolo di storia. Tutto partì dal campo di Porta Monforte…

L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport rivive ed analizza la top ten dei derby disputati fino ad oggi. Un misto di emozioni e giocate imprevedibili, che hanno contraddistinto nel mondo la stracittadina milanese:  “La storia del derby...

Alessandro De Felice

L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport rivive ed analizza la top ten dei derby disputati fino ad oggi. Un misto di emozioni e giocate imprevedibili, che hanno contraddistinto nel mondo la stracittadina milanese: “La storia del derby di Milano, che dura da più di un secolo, ribolle come una pentola sul fuoco. Magnifici dribbling e gol impensabili che neanche un artista avrebbe potuto dipingere meglio, oscuri personaggi che improvvisamente finiscono sotto i riflettori ed eroi che si avviano al tramonto. C’è tutto, e pure il suo contrario, nelle pagine di questo romanzo che, ufficialmente, comincia il 10 gennaio 1909, al campo di Porta Monforte. Non sono necessariamente gli istanti più belli, anche perché la bellezza è un concetto tanto soggettivo quanto vago, ma sono i momenti che hanno resistito alla violenza del tempo. Ecco i dieci attimi che non sono fuggiti dalla nostra memoria".  10 GENNAIO 1909 - LA PRIMA VOLTA "Attilio Trerè lo chiamavano il Kaiser, perché portava i baffi a manubrio come l’Imperatore tedesco Guglielmo II. La storia del calcio, tuttavia, non lo ricorderà per il look, ma per essere stato il primo calciatore a realizzare un gol nel derby di Milano. C’erano già state altre sfide tra Milan e Inter, però gli storici sono concordi nel fissare la nascita ufficiale della supersfida il 10 gennaio 1909. Vinsero i rossoneri 3-2 (dopo la rete di Trerè ci furono quelle di Lana e Laich, mentre per i nerazzurri segnarono Gama e Schuler). La Gazzetta dello Sport riferì di una buona prestazione dell’Inter e di un Milan balbettante e «poco audace» nonostante la vittoria. Pubblico scarso e terreno pesantissimo per quell’indimenticabile «prima»".  2 MAGGIO 1915 - L’ULTIMA GIOIA "Virgilio Fossati era l’anima dell’Inter, il capitano, l’uomo-simbolo. Nella primavera del 1915, quando ormai era chiaro che l’Italia sarebbe intervenuta nella Prima Guerra Mondiale, al campo di Via Goldoni a Milano, l’Inter ospitò il Milan. Fu una vittoria netta: 3-1. Fossati, come al solito, fu il migliore, ma non ebbe nemmeno il tempo per esultare: pochi giorni più tardi partì per il fronte e non fece mai ritorno. Morì in combattimento, da capitano, nel giugno del 1916, a Monfalcone".  9 FEBBRAIO 1941 - LA BEFFA "Peppìn Meazza, interista dalla testa ai piedi, un giorno «impazzì» e accettò le lusinghe del nemico. Succede. Il fatto è che non era più un ragazzino, aveva avuto un brutto infortunio e, come si direbbe oggi, non rientrava nei piani della società. Così si trasferì e, non senza provare un certo imbarazzo, indossò la maglia rossonera. La cosa scandalizzò non poco, e quando Peppìn si presentò all’Arena con la fascia di capitano del Milan (anzi: si chiamava Milano) i venticinquemila tifosi sgranarono gli occhi in segno di stupore. Un Meazza contro l’Inter non si poteva proprio vedere... Ma ciò che davvero fu surreale accadde al minuto 38 del secondo tempo: Cappello fuggì sulla fascia, piazzò un delizioso cross al centro dell’area e Peppìn si avventò come ai bei tempi. Tiro preciso e gol. Un gol di Meazza da milanista contro l’Inter: chi l’avrebbe detto?"6 NOVEMBRE 1949 - LA GRANDE ABBUFFATA "Il calcio italiano era ancora scosso dalla tragedia di Superga. C’era voglia di rialzarsi, sì, ma era difficile, tremendamente difficile. Il derby di San Siro, in quell’autunno nebbioso, ne diede la possibilità. Terminò 6-5 per l’Inter, un risultato mai visto (e che mai più si vedrà: è il record di segnature nel derby). La Gazzetta dello Sport titolò così l’articolo di Gianni Brera: «Realtà romanzesca a San Siro». Il Milan, dopo 19 minuti, vinceva 4-1. Pazzesco l’alternarsi dei gol e delle emozioni. Alla fine di un simile pomeriggio, sfiniti per il tanto gridare e per il tanto agitarsi, i tifosi rientrarono felici a casa: non avevano assistito a un raffinato spettacolo, avevano visto parecchi errori (giacchè senza errori non ci sarebbero gol), ma si erano divertiti. E Brera concluse: «Il Milan ha fatto gioco, l’Inter ha vinto: il paradosso ha una sua logica. Ma, siamo onesti, un pareggio sarebbe stato meglio»". 1 OTTOBRE 1961 - LA LEZIONE DEL PARON "La saggezza mandò al tappeto l’arroganza. Nereo Rocco, al primo derby di San Siro, contro il mago Herrera. Tutti consideravano i nerazzurri strafavoriti. Ricordò Rivera: «I tifosi dell’Inter scommettevano sullo scarto di gol che ci avrebbero inflitto. A noi mancavano contemporaneamente Salvadore e Altafini, cioè lo stopper e il centravanti titolari». Vinse il Milan 3-1 (gol di Pivatelli, Greaves e Conti; per l’Inter segnò Suarez): Rocco azzeccò tutte le marcature e imbrigliò Herrera. Greaves, in settimana, si era beccato una multa per scarso rendimento: reagì con una prestazione da campione. Il Mago si giustificò sparando sui suoi giocatori: «Troppo fiacchi, troppo deboli»".  24 GENNAIO 1963 - SANDRINO PIE’ VELOCE Fu talmente rapido che quasi quasi non se ne accorse nemmeno l’arbitro Lo Bello, cui di solito non sfuggiva nulla. Sandro Mazzola impiegò 13 secondi a fulminare «Kamikaze» Ghezzi, portiere del Milan. I rossoneri non toccarono il pallone, si limitarono ad assistere allo spettacolo. Nessuno, negli anni a venire, è riuscito a fare meglio: il record di Mazzola regge ancora. Quella sfida si concluse in parità, 1-1: al Baffo nerazzurro replicò Dino Sani. Ma al termine della stagione fu festa grande per tutt’e due: l’Inter conquistò l’ottavo scudetto e il Milan alzò al cielo, prima squadra italiana, la Coppa dei Campioni. Era la Milano del miracolo economico e della dolce vita: una città da bere.  28 OTTOBRE 1984 - LA ZUCCATA DI MARK Inter favorita e Milan vincente: un classico. Ma a restare nella memoria è il modo in cui il tutto avvenne. I tifosi rossoneri esposero striscioni contro Castagner e Collovati, colpevoli di aver cambiato bandiera in modo, secondo loro, un po’ troppo strano. Passarono in vantaggio i nerazzurri di Castagner con un golletto di Altobelli, poi cercarono di controllare la partita. Lo fecero male perché Di Bartolomei riuscì a pareggiare e a ridare speranze ai ragazzi di Liedholm. Pochi minuti più tardi il momento magico: cross dalla destra di Virdis e là in mezzo, al centro dell’area interista, Mark Hateley, detto «Attila», andò fino in cielo a prendere il pallone e lo schiacciò di testa alle spalle di Zenga. I riccioli di Collovati rimasero nell’aria come coriandoli dopo una festa.  6 APRILE 1986 - QUELLO CHE NON TI ASPETTI Il primo derby da presidente per Silvio Berlusconi. Gli elicotteri non erano ancora scesi sulle note della Cavalcata delle Valchirie, ma l’ambiente era elettrico. Poco spettacolo in campo, tuttavia, pochi dribbling, poche emozioni. Sulla panchina dell’Inter Mariolino Corso aveva preso il posto di Castagner: dopo l’intervallo il tecnico mandò dentro un giovane che veniva dalla Primavera, Giuseppe Minaudo, 19 anni appena compiuti. Punizione dalla sinistra di Fanna, testa di Mandorlini, palo, il pallone finì sui piedi del ragazzino e fu il giorno della vita. Gol! Berlusconi se ne andò dalla tribuna con un sorriso amaro.  11 MAGGIO 2001 - PEGGIO DI COSI’... In teoria, e come poi dimostrerà la classifica finale, l’Inter era più forte del Milan. Eppure... Una cosa simile nessuno l’avrebbe immaginata: i nerazzurri di Marco Tardelli crollarono. Per i tifosi quella partita fu un supplizio: 6-0 per i rossoneri. Doppiette di Comandini e di Shevchenko, reti di Giunti e di Serginho. Interisti in lacrime, molti cercarono conforto nelle parole degli psicanalisti: una notte simile aveva bisogno di Freud per essere spiegata.  12 APRILE 2005 - VERGOGNA EUROPEA Il derby sbarcò in Champions League nella stagione 2002-2003. Doppio semifinale a San Siro: all’andata il Milan era in casa e pareggiò 0-0; al ritorno l’1-1 (reti di Shevchenko e Martins) qualificò la squadra di Ancelotti che poi vinse il trofeo. Replica nel 2004-05, quarti di finale. Il 6 aprile 2005 Stam e Shevchenko sistemarono la pratica. Il 12 aprile, con il Milan in vantaggio 1-0 (ancora Sheva), al minuto 74 l’arbitro sospese la partita: i tifosi interisti avevano lanciato di tutto all’indirizzo del portiere Dida, colpito e stordito da un petardo. Momento più basso non venne mai toccato.