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I cinesi di Milano in festa: “Con Suning torniamo grandi”.

L'acquisto ed il conseguente sbarco dei cinesi all'Inter, non poteva passare inosservato nella Chinatown di Milano.

Riccardo Fusato

L'acquisto ed il conseguente sbarco dei cinesi all'Inter, non poteva passare inosservato nella Chinatown di Milano. Nella zona attorno a via Paolo Sarpi, un microcosmo palpitante nel cuore di Milano, l’argomento del giorno è lo stesso del resto della città: la Cina è talmente vicina da essersi presa un pezzo dell’identità milanese. I giganti di Suning hanno comprato l’Inter e qui a Chinatown è un misto di orgoglio e soddisfazione, almeno negli italo-cinesi di seconda generazione. I primi a sbarcare nel capoluogo lombardo sono cinesi impegnati a lavorare la seta, stiamo parlando degli ann 20. Poi il nuovo afflusso nei ‘90, con conseguenze più evidenti sul quartiere: i cinesi residenti a Milano sono quasi 30 mila e, un po’ alla volta, hanno riempito di ideogrammi queste vie vicine al Cimitero monumentale. Negozi di abbigliamento, rosticcerie, rivenditori sparsi di elettronica: una piccola Pechino, anche se qua e là qualcuno parla con purissimo accento milanese. Poi giri l’angolo in via Bruno e la fila di italiani è più lunga di certi centri commerciali in tempi di saldi. Certo, gli ultimi giorni sono stati un po’ stressanti, ma in fondo ne sarà valsa la pena: «I miei amici italiani mi bombardano di domande e io rispondo sempre così: sì, con Suning torniamo grandi! Ma tifo la maglia a prescindere dalla proprietà, eh». Più o meno come la signora Tina Ghionna, titolare di una storica tintoria in via Morazzone. Una mosca bianca, ha l’ultimo negozietto 100% italiano in zona: «Da nerazzurra adesso dico: viva i cinesi!». Meglio fidarsi, vive benone con loro da 56 anni.