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ilGiornale – Messi e Reus le prime richieste a Thohir. Lui si smarca e…

Gli hanno chiesto di conquistare Messi. La luna di miele tra Inter e Thohir è già arrivata ai doveri coniugali. D’accordo le bellezze di Milano, le stelle nerazzurre, i baci, gli abbracci e i balzelli del «chi non salta milanista è»....

Francesco Parrone

Gli hanno chiesto di conquistare Messi. La luna di miele tra Inter e Thohir è già arrivata ai doveri coniugali. D’accordo le bellezze di Milano, le stelle nerazzurre, i baci, gli abbracci e i balzelli del «chi non salta milanista è». D’accordo presentarsi con sciarpa al collo per la prima amichevole da presidente. Ma poi andiamo al dunque. Gli interisti non mettono limite alla Provvidenza. Glielo hanno spiegato davanti al suo albergo ieri mattina, sventolando la maglia di Reus, un giocatore del Borussia Dortmund. Invece il povero Thohir deve aver avuto un attimo di smarrimento davanti ad una domanda furba, tendenziosa, con la vena di una battuta: «I tifosi vogliono Messi». E lui deve aver pensato: ma come? Sono qui che sto sborsando 200 milioni per rimettere in sesto i conti e questi ne vogliono altri 200 pronto uso per comprare il migliore al mondo? La replica è stata astuta, sbottando in un sorriso: «Messi? Devo parlarne con i miei manager». Ma chi vuol intendere, intenda. Fra poco ET dovrà passare dal fumo all’arrosto. Ed, in fatto di calciatori, riesce sempre ad essere sorprendente. Vista metà amichevole dell’Inter, ha regalato le sue preferenze: «Juan Jesus sempre elegante. Eppoi Cambiasso». Vabbè perl’inesauribile pelatone. Ma dopo Ventola e Martins, ecco spuntare il colpo d’occhio per lo stopper brasiliano che finora ha promesso tanto e mantenuto meno.

Ecco, se qualcuno intravede ancora Thohir come un semplice sostituto di Moratti rischia di sbagliarsi. Sul calcio le idee sono diametralmente opposte: uno pensava ai campioni, meglio se simpatici, questo si interessa a simpatici ragazzi. Quando finalmente comincerà a parlare la lingua del calcio dovrà, e potrà, dimostrare di avere ragione. Il secondo «beautiful day» milanese del nuovo padrone è stato un altro giro nel mondo nerazzurro. Piacevole, divertente, dopo l’appendice della sera prima quando il gruppo indonesiano ha visitato la sede eppoi ha concluso la serata a cena a casa Moratti. Ieri, invece, il vecchio patron lo ha scortato solo dal sindaco Pisapia. Si è fatto da parte con un piccolo rammarico («Non ho ricevuto alcun messaggio dagli altri presidenti di serie A») egli ha lasciato tutta la vetrina ad Appiano per un bagno di folla festante e curiosa, l’approccio con tutti gli uomini di campo e di mercato, un discorso alla squadra con supporto di interprete, un altro tour televisivo, stavolta per il canale nerazzurro a cui tiene molto.

Thohir è arrivato all’una sul solito pullmino nero con tutta la sua corte, ed ha subito provato la verifica del gioia e dolori del calcio quotidiano che resta il core business della sua missione. Non è stato un bel pronti via per un presidente novello. L’Inter ha perso (1-0) con il Chiasso, ma Thohir potrà sempre dire: io non c’ero, avendo salutato la compagnia alla fine del primo tempo. Io c’ero, dovrà invece ammettere, quando Samuel (stirato) e Kuzmanovic sono usciti per infortuni. Sembra una stupidaggine, ma i rituali del pallone sono molto attenti a certe sfumature. Thohir ha alzato subito le braccia quando si è trattato di declinare le generalità: «Non sono un buon giocatore di pallone, ma sono un buon manager». Ed ha spiegato come immagina di gestire il “gioiello” (Moratti dixit) che si ritrova fra le mani. La sintesi dice così: «In Indonesia c’è stato un entusiasmo travolgente. Tutto ha fatto tendenza sui social media. Non ci sono tanti Paesi così famosi come l'Italia nel mondo. Solo pochi: Stati Uniti, Italia, Francia. L'Italia conosciuta per il cibo, per il calcio, per il life style. Questo aspetto avrà un ruolo molto importante nel futuro, ma dovremo pianificarlo. Credo sia importante rendere il canale Tv nerazzurro tanto importante quanto l'Inter stessa, che dia al mondo informazioni vicine alla squadra». 

Ovvero business, fortissimamente business. Impostazione diversa rispetto al mondo morattiano, intrigante ma pericolosa se non vengono tenuti presenti i punti cardinali del calcio in Italia. E così, nel sole di Appiano, Thohir ha toccato l’erba verde del campo, è stato accompagnato da Bedy Moratti ad un passo dai tifosi che gli cantavano cori che ogni stadio intona, striscioni di benvenuto ed uno per non dimenticare il vecchio presidente: «Moratti, 18 anni al Massimo...». Ricordi e novità miscelati in una festa di gruppo. L’apice quando la gente ha intonato lo spot che ET ha fatto suo: «Chi non salta rossonero è». Tutti a balzellare: non ha potuto tirarsi indietro pure lui. Questo è il calcio, più forte di ogni razionalizzazion e affaristica. Glielo ha spiegato Diego Milito che su facebook ha scritto un bel biglietto di ringraziamento a Moratti. Stasera glielo dirà Fabio Fazio: lo ha invitato in tv perchè è il presidente dell’Inter non perchè è un ottimo manager.