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ilMessaggero – Inter implacabile, l’Europa si avvicina. Mazzarri sorride…

Okay, l’assetto è giusto. Due legni, due gol – il 13esimo e il terzo in campionato per Palacio e Jonathan – e una notte al quarto posto (47 punti) aspettando che la Fiorentina alzi o meno il ditino. L’Inter di Mazzarri...

Francesco Parrone

Okay, l'assetto è giusto. Due legni, due gol - il 13esimo e il terzo in campionato per Palacio e Jonathan - e una notte al quarto posto (47 punti) aspettando che la Fiorentina alzi o meno il ditino. L'Inter di Mazzarri continua a vedere il lato positivo di questa stagione che, dopo la sberla rimediata dalla Juventus, ha conosciuto la sua scossa, cominciando a vibrare sotto l'effetto di un 3-5-2 che dà i suoi frutti. Al Bentegodi - campo per niente facile - l'Inter dimostra di possedere più qualità sulla carta, prima, e sul campo, poi. Dimostra pure di avere una certa quadra là dietro, dove si concede un numero accettabile di tiri nello specchio di Handanovic

Di fatti: l'Hellas del primo tempo è in un destro da lontano di Marquinho e poco altro, anche perché Iturbe s'accende di rado e Toni (che protesta invano per un rigore) è tritato nella morsa di Ranocchia e Campagnaro. Play Cambiasso, un'ala che punge (Jonathan) e una che presidia (D'Ambrosio), alle fiammate ci pensano Hernanes e Guarin. La ricetta funziona e l'intelligenza nerazzurra sta nel premere dove il dente veronese duole. Cioè in fascia destra: da lì spiove il cross per la traversa di Icardi (5'), da lì affonda Jonathan per servire a Palacio (fresco di rinnovo) il vantaggio.

GARA VIVACE - La ripresa è un piatto più fumante perché il Verona cerca la carica a testa bassa. Però sono solo parentesi. Come una folata di Iturbe, inciso tra la traversa su punizione di Jonathan (grande idea) e il piazzato di Guarin. O l'occasione d'oro per Moras da pochi passi. E' un brivido, solo un brivido, per un'Inter che poco prima (62') aveva chiuso la cassaforte con la percussione dell’astuto e cocciuto Jonathan. Mazzarri può sorridere perché esistono basi su cui costruire, Mandorlini (150esima panchina gialloblù) fa un passo indietro rispetto al sogno europeo.