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Inter, Bordon: “Mazzola mi chiamava “pallottola”: ecco perché. Italia-Belgio…”

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Le parole dell'ex portiere nerazzurro: "Io bandiera? Tre anni nelle giovanili e quattordici in prima squadra. Arrivai dalla Juventina Marghera per un milione e duecentomila lire"

Marco Astori

Ivano Bordon, ex portiere dell'Inter, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere di Verona. Tanti gli argomenti trattati, dalla sua esperienza nerazzurra alla partita di questa sera tra Italie e Belgio.

Diciassette anni di Inter, una bandiera vera...

«Tre nelle giovanili e quattordici in prima squadra. Arrivai dalla Juventina Marghera per un milione e duecentomila lire. Con i primi soldi comprai un cappotto a mia madre e mia sorella. Esordii a 19 anni in un derby col Milan. Lido Vieri era fuori per infortunio. Presi due gol, ma tutto passò in secondo piano rispetto alla gioia del debutto».

La chiamavano «Pallottola»: perché?

«Mazzola mi chiamava così per via della mia reattività. Lo disse ai giornalisti dopo la sfida agli ottavi di Coppa dei Campioni col Borussia Monchengladbach, quella della lattina di Boninsegna. A Monchengladbach Invernizzi mi fece entrare sul 5-1 per il Borussia. E presi altri due gol, uno su rigore e un altro da Netzer. La partita fu annullata; giocammo l'andata a San Siro e vincemmo 4-2, poi andammo a Berlino per il ritorno; parai un rigore, finì 0-0 e passammo il turno. Fu una notte importantissima per la mia carriera».

Mancini fu suo compagno di squadra alla Samp. Pensava potesse diventare un allenatore di alto profilo?

«Era il pupillo del presidente Mantovani, aveva grandi qualità. Allora non pensavo potesse diventare il grande allenatore qual è: ha fatto benissimo ovunque. L'Italia fa un bel gioco, quando uno ha la palla ce ne sono già tre pronti a riceverla. In panchina ha giocatori che possono cambiare la partita».

Bordon, che squadra era quel Belgio dell'80?

«Forte. Con grandi giocatori, uno su tutti Jan Ceulemans. Si era capito subito che avevano tutto per arrivare in fondo. Poi persero la finale contro la Germania».

Possibile un paragone con quello attuale?

«Grandi giocatori avevano allora, altrettanti ne hanno oggi. Un esempio, i portieri: Pfaff allora, oggi Curtois».

«Ce la giochiamo. Certo che se mancano due come Hazard e De Bruyne, ce la giochiamo meglio...».

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